Il Nazionale

Cronaca | 18 ottobre 2025, 09:26

Asti, a processo un cinquantenne accusato di violenze sessuali e riduzione in schiavitù

Avrebbe sottoposto la figlia della compagna ad abusi e sevizie fin dai cinque anni. Udienza aggiornata a novembre per le testimonianze delle vittime

Asti, a processo un cinquantenne accusato di violenze sessuali e riduzione in schiavitù

Violenze sessuali, sevizie fisiche, una vita in schiavitù. Questo è quanto emerso ieri alla Corte d’Assise di Asti, durante il processo a carico di un cinquantenne, GS, oggi recluso in carcere a Torino, con 5 capi d’imputazione da cui doversi difendere. L’uomo, assistito dall’avvocato Marco Borio, infatti, è accusato di aver costretto alle sue volontà la compagna e la figlia di lei, vittima dall’età di cinque anni dei maltrattamenti.

Secondo quanto ricostruito in fase di indagine e dalle testimonianze della ragazza, GS l'avrebbe obbligata a soddisfare i propri bisogni sessuali tramite rapporti e spogliarelli, oltre a picchiarla, costringerla a lavare i pavimenti in ginocchio e isolarla da ogni contatto sociale.

Da quanto è emerso, inoltre, nel tempo l’imputato avrebbe preteso che la vittima dormisse nel letto con loro, convincendola che soddisfarlo fosse un suo “dovere”.

Le indagini

Le indagini, condotte dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Asti, hanno portato alla raccolta di prove decisive, tra cui le testimonianze delle vittime, che hanno permesso al giudice di convalidare l'arresto. Cruciale è stato l'intervento di un commerciante, da cui la donna si recava abitualmente per alcuni acquisti, che, accorgendosi della situazione, ha preso in cura le vittime e le ha aiutate a rivolgersi alle forze dell'ordine, liberandole dal contesto di abuso.

La vicenda, infatti, ha avuto inizio in un alloggio popolare di Asti, quando la madre della vittima conobbe GS, residente nello stesso stabile. Apparentemente gentile e premuroso, l’uomo aveva conquistato la fiducia della donna per poi esercitare su di lei e sulla figlia un controllo totale e violento, trasformando la loro vita in un incubo.

L’udienza

Ieri, davanti alla Corte d’Assise, la madre della vittima era presente, visibilmente provata, segnata da anni di violenze e dal peso emotivo di un processo che le ha rimesso davanti lunghi anni di violenze. La donna ha colto l’occasione per ringraziare il pubblico ministero Manuela Pedrotta che, insieme al procuratore aggiunto Laura Deodato, ha seguito il caso. Un dolore amplificato dalla rabbia della figlia nei suoi confronti per aver permesso tali azioni all’ex compagno.

Il processo, secondo quanto disposto, riprenderà a metà novembre, quando saranno ascoltate in aula le testimonianze dirette della madre e della figlia, considerate decisive per la definizione della responsabilità penale dell’imputato.

Redazione

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