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Sport | 13 settembre 2025, 07:31

La semplicità e la grandezza del brebbiese Abramo Foglia, pittore, attore e inventore: «Disegnò la tragedia di Superga prima che avvenisse e inventò un sistema per far riemergere il transatlantico Andrea Doria»

Abbiamo incontrato Sara, figlia del grande artista che ci ha raccontato la vita avventurosa del papà "il Bramin": «Ha cominciato a lavorare a 14 anni alla Siai Marchetti e nel tragitto in bicicletta si fermava a disegnare a mano libera qualcosa che lo aveva colpito. Da grande inventò una bici particolare che permetteva non solo di pedalare ma anche di dipingere. Amava visceralmente la sua Brebbia, la nostra casa era sempre aperta agli amici, sarebbe bello dedicargli una mostra o una serata ricordo»

La semplicità e la grandezza del brebbiese Abramo Foglia, pittore, attore e inventore: «Disegnò la tragedia di Superga prima che avvenisse e inventò un sistema per far riemergere il transatlantico Andrea Doria»

Doveroso, prima di farci raccontare l'intensa vita di Abramo Foglia, nato a Brebbia il 26 agosto del 1921, artista, inventore, poeta, fare una breve presentazione della storia di chi è stato soprattutto il pittore soprannominato "Bramin", così veniva chiamato dai brebbiesi. 

Un artista che da bambino è cresciuto con la nonna Pasqualina e con la cara mamma Anita oltre alle due sorelle Angelina e Svezia e che sin da piccola ha avuto la passione per disegnare panorami e personaggi. Terminata la quinta elementare che significava raggiungere l'attestato di frequenza della scuola dell'obbligo, Abramo si iscrive insieme ad alcuni suoi compagni di classe ad un corso di disegno tecnico per trovare lavoro.  

A 14 anni inizia a lavorare alla Siai Marchetti, percorrendo con alcuni brebbiesi (tra questi anche il padre di chi scrive), il tragitto in bicicletta su strade sterrate sino a Sesto Calende, sede dell'importante azienda aeronautica che ha dato lustro non solo alla provincia di Varese ma anche a tutta l'Italia.

Si racconta che l'Abramo era solito fermarsi durante il tragitto, per fare un bozzetto che ritraeva qualcosa che lo aveva particolarmente colpito. Questa esecuzione a mano libera durava solo pochi minuti, vista la sua abilità innata nel disegno. Della sua lunga carriera artistica ci sarebbe tantissimo da narrare, anche per le sue doti di innovatore e di acrobata del pennello oltre che di attore teatrale locale.

Abbiamo incontrato la figlia Sara, che ci ha aiutato a conoscere meglio la poliedrica figura di papà Abramo "ul Bramin". 

Cosa ricorda in particolare di suo padre?

Il ripetere continuamente la data del giorno più felice della sua vita, il 6 febbraio 1964 quando sposò mia madre Camilla più giovane di 17 anni. Per papà il focolare domestico era essenziale, era il luogo dove trovava l'ispirazione, la pace dell'anima e della spiritualità interiore.  Papà aveva per cosi dire un sesto senso, percepiva già ciò che poteva accadere in futuro, è sempre stato il mio confidente, era sempre aggiornato sulle novità. Ancora oggi lo sento molto presente in me, specie quando vado nel suo studio ad osservare i suoi lavori. Da lui non ho ereditato la bravura nel disegno, ma mi ha tramandato una certa sensibilità interiore che mi permette di percepire alcune volte certe situazioni, che poi accadono realmente.

Ci racconta, se non siamo troppo indiscreti, qualche premonizione di papà?

La tragedia di Superga, come lui stesso ha scritto nei suoi diari e che spesso ha raccontato. Era il giugno del 1947, l'allora coadiutore della parrocchia di Brebbia Don Guido Macchi aveva organizzato una gita al Santuario di Superga; papà vista la sua passione portò con sè delle matite e qualche foglio. Ebbene, mentre gli altri suoi compagni di gita visitarono il luogo sacro, lui disegnò a matita il santuario e poi ci mise da lontano un bimotore: il 4 maggio del 1949 successe come noto il tragico incidente. A proposito di aerei, mio padre aveva una passione sfrenata nel disegnare i particolari dei vari modelli e tutte queste numerose tavole fatte a matita e a mano libera sono ancora visionabili. Negli anni 50 brevettò un dispositivo di sincronizzatore di comando per la virate del timone, insieme all'amico di sempre Pietro Beniamino.

Parliamo di suo padre inventore?

Sinceramente non ebbe molta fortuna, in quel periodo bisognava conoscere i giusti personaggi a cui proporre i disegni e certe innovazioni. Con l'amico Pietro ne studiarono parecchi tipi una bicicletta, per persone disabili, con una pedalata meno faticosa o quella che permetteva di dipingere, sia quando si pedalava sia sul manubrio girato al contrario.  Non è fantascienza, tutti questi modelli di biciclette sono ancora visibili e sono state esposte insieme ad alcuni suoi quadri e ad un libro catalogo intitolato "Abramo Foglia e la sua creatività", realizzato da Enrica Binda e Paola Franzetti, in occasione del suo novantesimo compleanno festeggiato in Villa Terzoli. 

C'è un'altra invenzione particolare di Abramo Foglia che va ricordata?

Quando il lussuoso transatlantico Andrea Doria affondò nell'oceano Atlantico il 26 luglio del 1956, papà con il Beniamin (come era solito chiamarlo) studiò un sistema per farlo riemergere. Forse era troppo avanti, forse non è stato visto dalle persone giuste, ma ancora oggi si trova nel cassetto delle invenzioni e chissà. Chi avesse il piacere di visionarlo può ancora visionare i disegni ed i calcoli di ingegneria meccanica elaborati da mio padre. 

Parliamo di suo papà pittore adesso?

Era estroso, non riusciva a dipingere a comando, doveva trovare l'ispirazione giusta ed il luogo adatto. Faceva il quadro, poi lo sottoponeva al giudizio di mia mamma, per approvazione o bocciatura; era solito ripetere che le donne possiedono una particolare sensibilità ed emotività sempre da rispettare, unite alla razionalità e pertanto nei loro giudizi difficilmente sbagliano. Parole che oggi credo siano ancora di attualità; papà ha dipinto di tutto, anche se il quadro a lui più caro è il ritratto di sua mamma Anita. 

Cosa le ha trasmesso?

La testardaggine, la forza di non mollare, la capacità di trovare nell'altro elementi di positività, la gioia di emozionarsi immergendosi nella natura che nei momenti difficili ti dà la carica per trovare la forza di andare avanti. La mia famiglia ed io abbiamo vissuto e superato momenti difficili, come la grave malattia di mio fratello Emanuele. 

Abramo Foglia è stato anche poeta e attore vero?

Ha scritto diverse poesie e qualcosa anche per il teatro che poi recitava nella compagnia teatrale brebbiese Art e Labor. Alcune sue poesie sono state musicate dal celebre maestro Paolo Introini. 

Oltre alla famiglia qual è stato il grande amore di suo padre?

Sicuramente Brebbia, che per lui era qualcosa di veramente particolare ed unico.

Aveva amici?

Tra i pittori era molto amico di Innocente Salvini, ma la nostra casa era sempre aperta per i suoi amici brebbiesi e per i suoi coscritti. Era sempre lui ad organizzare le rimpatriate, erano un bel gruppetto, ma ricordo solo alcuni nomi come il Pedrito, Aldo, ul Domenic ed il Fael. 

Le piacerebbe che le istituzioni ricordassero ufficialmente la figura di Abramo Foglia?

E' stato molto bello quanto hanno realizzato nel 2012  Enrica Binda e Paola Franzetti: a proposito, chi vuole consultare il libro catalogo scritto da loro può rivolgersi alla biblioteca di Brebbia e poi c'è un'intervista a mio padre che si può vedere su Youtube.  Sarebbe bello proporre qualche mostra in suo ricordo o qualche serata artistico culturale dedicata alla sua memoria. E' un mio desiderio, chissà se si avvererà prima o poi. 

Dopo questa chiacchierata con Sara Foglia abbiamo interpellato l'amministrazione comunale brebbiese, che si è resa ben disponibile a realizzare iniziative culturali in ricorso del suo illustre concittadino. Negli anni passati, Brebbia ha conferito ad Abramo Foglia il massimo riconoscimento cittadino il Fagiolino d'Oro. Un personaggio come il Bramin non deve essere dimenticato. 

Claudio Ferretti

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