Una bellissima cornice di pubblico, colorata e calorosa. Di più: un primo tempo pieno di emozioni, con due traverse (una per parte) e tante occasioni, un secondo impossibile da giocare per il gran caldo prima del gran finale con la cornice dei rigori a oltranza che ha qualificato al secondo turno di Coppa Italia, al settimo tiro dal dischetto, la Varesina (6-5). In tribuna ieri a Venegono per la sfida tra rossoblù e biancorossi era presente anche il sindaco di Varese, Davide Galimberti, insieme all'assessore allo Sport Stefano Malerba. Il primo cittadino, che è stato avvistato nel pre partita insieme alla famiglia Di Caro e ad Antonio Rosati, i proprietari dei due club, durante il primo tempo ha subito gli insulti partiti dalla curva del Varese ("Galimberti pezzo di m.", "Galimberti vaf.") dopo lo striscione apparso nei giorni scorsi fuori dallo stadio Franco Ossola in cui veniva attaccato dopo essere andato a vedere Como-Lazio al Sinigaglia. Al suo posto sorridente fino al termine della gara, si è complimentato sia con la Varesina che con il Varese.
Davide Galimberti ha assistito insieme a quasi 900 persone a Varesina-Varese: che clima ha respirato?
Bellissimo: ho visto tante persone che vogliono davvero bene a Varesina e Varese, molte delle quali giovani e giovanissime, ma anche tifosi storici innamorati del calcio e della loro squadra del cuore. È stato un bel momento di sport per il calcio della nostra provincia perché i tifosi di due squadre che distano pochi chilometri e volevano superarsi sono stati gli uni accanto agli altri e alla fine hanno applaudito tutti. Come ho fatto io.
Che partita ha visto?
Emozionante ed equilibratissima. È partito forte il Varese, mentre nella seconda parte del primo tempo è uscita la Varesina. Ci sono state alcune occasioni, due traverse e perfino una punizione a due in area, cosa rara da vedere. Nella ripresa il caldo ha esaurito un po' le forze di entrambe.
Prima del via è stato visto assieme ai proprietari delle due società: avete parlato di stadio?
È naturale. Credo che una provincia da quasi un milione di abitanti debba fare sistema e trovare il modo di fare rete. E che le sue società, ma anche i suoi tifosi, meritino un teatro adeguato alle loro ambizioni e alle categorie professionistiche.
E cosa vi siete detti?
Questo resta tra noi. Di sicuro ognuno ha la sua storia e la sua identità, ma se pensiamo assieme a dove giocare la serie C in una struttura calibrata alle esigenze possiamo fare la differenza.
Cosa le è piaciuto maggiormente di questa giornata?
Vedere così tante persone una accanto all'altra che amano il calcio e le loro squadre.
Dalla curva del Varese, però, sono partiti cori di insulti nei suoi confronti. Come reagisce il diretto interessato?
Non mi faccio intimorire da questi cori - e neppure dagli striscioni apparsi nel passato - in puro stile fascista. I metodi squadristi non appartengono alla nostra città e di sicuro non fanno bene al calcio e allo sport. Non è un caso se, purtroppo, lo stile e i metodi di alcune persone, pochissime per fortuna, hanno allontanato negli anni sempre di più i varesini dalla squadra di calcio. E forse, in qualche modo, anche i risultati ne risentono.
La società si è fatta sentire?
Per ora, no. Spero che possa farlo ed esprimere una condanna di quanto accaduto, dimostrando che il tifo non è appannaggio solo di piccole frange di estremisti perché tutti gli insulti o episodi simili, non solo quelli rivolti a un sindaco, rischiano di disamorare i varesini. Se in tanti da troppo tempo disertano, non è solo per i risultati o la serie in cui si gioca. Il messaggio dei varesini, anche dei tanti che restano a casa, è chiaro: lo sport è una passione sana e non deve essere in mano a piccoli gruppi di estremisti.
Prima degli insulti di ieri, era comparso anche uno striscione fuori dallo stadio in cui veniva attaccato per essere andato a vedere Como-Lazio due domeniche fa. Cosa ne pensa il destinatario di quelle parole?
Se non sono nemmeno libero di andare a vedere una partita di calcio e di portare mio figlio a vedere la sua squadra del cuore...
Il Como?
No, la Lazio. L'anno scorso eravamo già andati a San Siro, a Monza e a Empoli. Due domeniche fa c'era Como-Lazio e ho pensato di fargli un regalo.
La rivedremo allo stadio dopo gli insulti e gli striscioni?
Sicuramente sì. Nel teatro che più aggrada.
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