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Politica | 21 giugno 2025, 12:15

Ponte sull’Argentina, tensioni nel centrodestra: Conio smentisce l’addio a Forza Italia, ma rilancia "Più uniti nei momenti di crisi"

Il sindaco di Taggia nega l’addio al partito ma invoca maggiore collegialità. Le opposizioni incalzano: “Lite rivelatrice di una coalizione in crisi”

Ponte sull’Argentina, tensioni nel centrodestra: Conio smentisce l’addio a Forza Italia, ma rilancia "Più uniti nei momenti di crisi"

Una smentita, ma anche un messaggio chiaro. Mario Conio resta in Forza Italia, ma la distanza con Claudio Scajola — presidente della Provincia e figura storica del partito — non è mai apparsa così marcata. Nelle ultime ore si era diffusa la voce di una sua uscita dal partito. Voci che il sindaco di Taggia ha liquidato come “falsità”, ribadendo: “Non lo faccio, continuo il mio impegno preso mesi fa". 

Poi il chiarimento, dai toni moderati ma dal contenuto incisivo: “Il mio messaggio, senza polemiche e con la massima serenità, è che si possa incidere di più nelle scelte e nell’attività collegiale. Il partito dovrebbe emergere di più: noi dobbiamo stare in mezzo alla gente. Questo è l’auspicio, molto sereno. Mi aspetto che ci sia più politica in questa provincia. Nei momenti di crisi bisogna essere uniti e presenti, bisogna spiegare e condividere le scelte prese. Bisogna essere politici soprattutto nei momenti di difficoltà”.

Il gelo tra i due esponenti forzisti è esploso pubblicamente giovedì scorso, con un vivace botta e risposta a distanza sul destino del ponte ciclopedonale tra Taggia e Riva Ligure, chiuso per i lavori di messa in sicurezza del torrente Argentina. Scajola, da Ventimiglia, aveva ironizzato sull’assenza di Conio in occasione della tappa del “Bucci Day” a Badalucco, attribuendola a una presunta inquietudine legata alla gestione dell’opera. Conio, da parte sua, aveva definito la visita “imbarazzante e inopportuna”, criticando un modo di fare che — a suo dire — scavalcherebbe i tecnici “senza consapevolezza dell’opera”.

Sul fronte politico, le opposizioni hanno colto la palla al balzo. Progetto Comune ironizza: “Che sia una recita lo hanno capito tutti. Cambiano i palcoscenici, non gli attori”. E aggiunge: “Scajola sfrutta il ponte come passerella elettorale, mentre Conio cerca visibilità per spiccare il salto… magari proprio verso la Provincia”.

Il Partito Democratico è ancora più tranchant: “Questa lite dimostra la perdita del senso del limite. Una coalizione litigiosa, arrogante e distante dai bisogni dei cittadini”. Le parole, affidate a una nota congiunta di Deborah Bellotti, Edoardo Verda e Davide Caldani, non risparmiano nulla: né le visite del centrodestra regionale, né le uscite sopra le righe (“inquieto”, “imbecilli”), né le decisioni prese – o annunciate – senza un piano coerente. "Il sindaco di Taggia - che per inciso sarebbe pure il vicepresidente della Provincia - parla di 'sorrisi e pacche sulle spalle senza considerare i problemi della comunità'. Mettendo il dito sulla piaga delle divisioni interne di una coalizione litigiosa che dai comuni alla Regione, passando per la Provincia, ha dimostrato - al di la della retorica sulle 'grandi opere' - approssimazione e arroganza".

In tutto questo, la conferenza stampa (post tavolo tecnico) di mercoledì a Genova – convocata per illustrare la riapertura temporanea del ponte sull’Argentina dal 28 giugno al 1° settembre – ha rappresentato un momento di chiarimento operativo e, al tempo stesso, un passaggio politicamente significativo. A sorprendere l'opinione pubblica è stata la presenza degli assessori regionali Marco Scajola e Luca Lombardi, che fino a quel momento si erano mantenuti defilati sul tema. Secondo alcune letture emerse nel dibattito politico negli ultimi giorni, la loro partecipazione sarebbe un tentativo di ricompattare il fronte regionale; un’interpretazione che, secondo i più maliziosi e alcune opposizioni, suonerebbe piuttosto come “un intervento a giochi quasi fatti, quando il dibattito pubblico ha perso la sua carica più polemica”. Una chiave di lettura che riprende, in parte, lo stesso tono usato da Claudio Scajola circa dieci giorni fa, quando aveva liquidato i colleghi politici locali con un commento tagliente: “Impegnati a fare i selfie”, come riportato da La Stampa.

Proprio per questo motivo, le recenti voci su un possibile passo indietro di Mario Conio da Forza Italia – poi smentite – si inseriscono in un clima teso, che ha visto moltiplicarsi ipotesi e retroscena. Forse solo suggestioni alimentate dal momento, forse sintomo di un disagio politico più profondo. Quel che è certo è che il destino del ponte sull’Argentina resta ancora appeso a scelte divergenti: da un lato la Regione, che ha ribadito – anche nell’ultima seduta del consiglio regionale – la volontà di procedere con l’abbattimento; dall’altro il presidente della Provincia, Claudio Scajola, deciso a percorrere ogni possibile strada per salvare l’infrastruttura esistente, compresa quella tecnica, affidata all’ultima consulenza di un ingegnere arrivato da Firenze: "Se sarà proprio necessario, si abbatterà il ponte – aveva detto a Ventimiglia – ma se si riuscisse a salvarlo, non sarebbe meglio?". Un confronto che si sviluppa in un contesto in cui gli attori istituzionali coinvolti hanno maturato da tempo una conoscenza approfondita del progetto e delle sue possibili implicazioni.

Sul piano pratico, la situazione resta intricata. Il ponte verrà smontato dopo l’estate, ma al momento non esiste un percorso alternativo pienamente funzionale prima di ottobre. In mezzo ci sono residenti e turisti, che potrebbero ritrovarsi nuovamente costretti a fare i conti con deviazioni di fortuna e una comunicazione istituzionale spesso frammentata.

Il confronto interno al centrodestra, insomma, è tutto fuorché risolto. E il ponte sull’Argentina, da cantiere aperto, rischia di diventare il simbolo di una coalizione alle prese con scelte difficili, in bilico tra ricostruzione e salvaguardia di ciò che resta.

Andrea Musacchio

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