Il Nazionale

Cronaca | 10 giugno 2025, 17:28

Anziana rapinata in casa e picchiata sangue a Tarantasca. Tra i rapinatori, l'ombra di una presunta complice

Secondo la Procura la donna, assieme al compagno già condannato, avrebbe ospitato i due uomini arrivati dal Portogallo per portare a termine il colpo

Anziana rapinata in casa e picchiata sangue a Tarantasca. Tra i rapinatori, l'ombra di una presunta complice

Secondo la Procura di Cuneo sarebbe stata lei a dare “una mano” e ospitalità a quei due rapinatori che, nel marzo 2023, colpirono una villa di Tarantasca. 

Prima del colpo, però, sarebbero stati fatti vari sopralluoghi per “studiare” i dettagli e poter così rubare i due milioni di euro presenti, secondo loro, in quella villa a due passi dal centro. 

Ma in realtà, quel bottino tanto bramato si rilevò decisamente più misero. 

A pagare le conseguenze più gravi fu la padrona di casa, una donna di 75 anni picchiata a sangue per 3.500 euro e un anello d’oro. La prognosi per la vittima fu di quaranta giorni, dovuti ad un trauma cranico e facciale e ad una frattura alla spalla.  

Ad aver già definito la loro posizione processuale con riti alternativi sono stati sei uomini. 

A scegliere il dibattimento di fronte al Collegio del tribale di Cuneo è stata Mariana Paun, di origini romene, accusata di essere la presunta complice. La Paun conviveva a Savigliano con Mauro Bono, 72enne di origini savonesi, ritenuto essere una delle quattro menti della rapina insieme a Claudio Brugiafreddo (saviglianese, classe 1960), Teresio Isoardi (classe 1956 di Venasca) e Gabryel Raymond Rascar (francese del 1998). Assieme a loro, ad essere stati condannati in abbreviato, sono stati Nelson Rodrigues e Nuno Rafael Ferreira das Neves, i portoghesi che fecero irruzione armati nella villetta.

I due erano arrivati dal Portogallo a bordo di un’auto con la targa francese che era stata messa a disposizione da Raymond Rascar. Stando alla ricostruzione Mauro Bono e Mariana Paun, insieme ad un terzo complice, li avrebbero poi recuperati dopo aver fatto quanto era stato deciso. All’indomani del colpo, poi, per eludere le investigazioni, Bono andò dai carabinieri di Savigliano a denunciare il furto della sua Jeep, poi ritrovata abbandonata in una scarpata. 

Ma la convivente dell’uomo, come dal lei sostenuto, sarebbe stata estranea alle manovre del compagno e dei suoi complici. 

La padrona della villetta presa di mira venne prima minacciata con una una Smith & Wesson calibro 38, procurata proprio da Mauro Bono e poi picchiata a sangue e scaraventata contro il muro e a terra. I rapinatori le misero anche uno straccio in bocca trascinandola da un piano all’altro della casa per farsi consegnare il denaro e, dopo averle legato braccia e gambe, se ne andarono. L’arma venne poi ritrovata nella cucina di Bono, in una valigetta nascosta dietro un divano.

Il prossimo 16 luglio si ascolteranno altri testimoni.
 

CharB.

Commenti