L’avvocata Nicoletta Gnocchi arriva puntualissima alla sede della Società Canottieri Varese per entrare di colpo in un altro mondo, quello della passione e della condivisione, di un lavoro a volte molto duro ma portatore di sorrisi, empatia e inaspettati incontri. Cosa la conduce dal suo studio in centro a Varese fino ai pontili a lago dove si decidono le sorti degli equipaggi, l’umore dei vogatori e quelli delle acque? La voglia di essere utile, di prestare il suo tempo, una volta smessa la toga, per dare una mano a chi impara a remare e a chi arriva a Schiranna per gareggiare ad altissimo livello.
«Incominciai a frequentare la Canottieri Varese, circolo fondato nel 1927, nel 2004, con alcuni colleghi praticanti avvocati seguii il corso voga adulti allestendo la festa finale. Poi continuai a organizzare i festeggiamenti e a fare anche qualche gara, anche nel quattro misto e doppio misto. Nel 2012, la svolta: in occasione degli Europei di canottaggio cercai di farmi accreditare come volontaria nonostante le iscrizioni fossero già chiuse. Ci riuscii, e da allora ho seguito tutte le gare, regionali, nazionali e internazionali fino a oggi, e in più organizzo la gara sociale per Natale».
Nicoletta incominciò la sua avventura di volontaria alla torre d’arrivo, poi passò alle premiazioni dei vincitori, «e nel 2013, con il Master Mondiale, fui destinata al Parco Zanzi, per sistemare tremila atleti. Il lavoro è parecchio: occorre posteggiare le barche, accogliere i vogatori delle diverse nazioni, assegnare i posti barca, gestire i servizi interni al parco collegati agli allenamenti e alla gara. Poi con il mio team, formato da una settantina di persone, mi occupo dei bagagli dei partecipanti, delle operazioni di peso di atleti e barche, e dell’organizzazione degli stand e dell’area relax, di aprire e chiudere i pontili per gli allenamenti e della cura del soccorso in acqua».
L’avvocata, insomma, si trasforma in team manager, motivatrice e se serve anche cerbero per i suoi volontari, di età media tra i 15 e i 16 anni (ma ce ne sono anche di adulti) insegnando loro il rispetto per le persone e per l’ambiente.
«La mia attività, anche per la ormai prossima Coppa del Mondo, prevista dal 13 al 15 giugno, è quella di curare la parte a terra dell’evento, nel pre-gara e durante la competizione, e di allestire l’area che accoglierà 600 atleti. Assisto i giudici nelle pesate ufficiali, mi occupo della pulizia dei pontili e di quella del Parco Zanzi, perché l’evento non deve creare impatto ambientale, quindi organizzo molti “giri-spazzatura”. Il canottaggio infatti produce molta plastica, perché gli atleti bevono nelle bottigliette, e non nelle borracce, per paura che all’acqua potabile possa essere immessa qualche sostanza dopante. Purtroppo devo affermare che la maggior parte dei canottieri non ha molto a cuore l’ambiente, pur praticando uno sport ecologico».
Il volontariato non accetta cali di tensione e pause nel lavoro, l’attività è frenetica, e Nicoletta Gnocchi deve anche coordinare i soccorsi durante le gare stando vigile sui pontili di sbarco, coordinarsi con la Control Commission per assegnare ai partecipanti i numeri d’acque e i gps.
«Il canottaggio internazionale, alla fine, è un po’ come una famiglia, arrivano le stesse persone e per una settimana entriamo in un mondo a parte, che conta su dinamiche note a tutti. In realtà non c’è molto tempo libero per socializzare, ci si saluta e abbraccia e poi il clima della gara assorbe ogni cosa. Mi trovo molto meglio con i “para-rower”, gli atleti disabili, mi informo sul loro handicap in modo da poterli aiutare al meglio, senza aver timore di chiedere di cosa hanno bisogno se il loro allenatore si assenta. L’esperienza umana più bella per me sono state le Paraolimpiadi di Parigi dello scorso anno. Sono stata là ospite di un dirigente della World Rowing che conoscevo da tempo, ho seguito i Giochi facendo conoscenza con molti team manager. Nel 2023 ero già stata a Parigi per l’Event Test, a testare cioè le strutture olimpiche. Ho costruito un bel rapporto con i francesi, che mi hanno richiamato per i campionati assoluti, anche se per impegni professionali non ci posso andare».
Per Nicoletta il lago è serenità: «È il mio rifugio, l’àncora della mia vita. Del resto frequento la Canottieri da 21 anni, e il bello di aiutare come volontaria è di godere di un’amicizia e di una grande sintonia con il mio staff che lega al di là dell’evento e mi permette di lavorare divertendomi. Mi capita anche di organizzare apericena a casa mia con i miei assistenti più fidati. Non riuscirei mai a vedere una gara di canottaggio da spettatrice. Del resto la fatica unisce di più, e alla fine diventi amico e complice».
Tra i canottieri che transitano da Schiranna, l’avvocata-volontaria predilige spagnoli e sudamericani per la cordialità, poi gli italiani, a volte un po’ altezzosi, e gli inglesi per l’educazione e il rispetto.
«Gli atleti sono sempre molto tesi per la gara, e il pontile è il posto delle emozioni. Lì trovi canottieri felici, depressi, arrabbiati, assetati e affamati o fuori peso, e devi aiutarli senza essere d’intralcio e stressarli ulteriormente. Dico ai volontari del mio team di avere sempre il sorriso, perché la loro è l’immagine di Varese che chi gareggia porta poi via con sé. Del resto quando c’è un evento importante si sta insieme a loro dalle 6 del mattino fino a sera».
Al team di Nicoletta si accede dopo un’attenta valutazione: «Sono ragazzi delle scuole, e una nota di merito è quella di conoscere e parlare bene l’inglese. A loro chiedo di essere rispettosi ed educati, e di saper accogliere e di mantenere un senso di responsabilità nei confronti dell’evento che andranno a vivere. Mi piace poi che inseriscano nel loro curriculum che hanno prestato servizio volontario alla Canottieri Varese, nel mio studio professionale ho assunto una ragazza che lo aveva fatto. Oltre al mio gruppo di fiducia che ogni volta si ricompone, con alcuni colleghi che sono con me da otto anni, il resto dei volontari è perlopiù di sesso femminile, è più difficile trovare maschi che vogliano collaborare. Alcune ragazze, poi, si sono fidanzate con canottieri arrivati per gareggiare».
Oggi Nicoletta Gnocchi ha poco tempo per uscire in barca, troppo occupata tra il lavoro di avvocato e le sere trascorse a Schiranna, ma nel salutarci ricorda un aneddoto curioso legato una gara cui partecipò anni fa: «Arrivai quinta, ma per l’emozione presi la bandiera italiana e la sventolai. Mi fotografarono pensando avessi vinto, finii sui giornali e addirittura la mia fotografia venne usata per promuovere il canottaggio!».
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