La generazione dei ragazzi della "sponda magra" del Lago Maggiore nati degli Anni 50, con ogni probabilità ha conosciuto, incontrato e scambiato due parole con un personaggio davvero unico nel suo genere soprannominato il Lampadina.
Il suo nome di battesimo era Pierangelo Nicò, originario di Ispra dove ha abitato sempre alla Cascina Camilla a poca distanza dalle Fornaci e dalle Sabbie d'Oro di Brebbia, tipiche e bellissime località lacustri che i ragazzi di quel periodo frequentavano nei periodi estivi per fare il bagno o andare a pescare le alborelle e gli storici "gobbini".
Proprio andando a pesca nelle ore serali capitava spesso di imbattersi in questo personaggio che per la sua altezza imponente, era alto circa due metri, era stato soprannominato il Lampadina. Un personaggio molto sui generis che raccontava storie un po' strampalate, come quella di una sera estiva molto calda quando affermò questa frase: «Uè bocia vardeè la luna, che bela, un di qualvun el va su, parola del Lampadina» ( «Ragazzi guardate la luna, vedrete che un giorno qualcuno ci arriva lassù, vi do la mia parola»).
Questo è solo uno degli aneddoti sul Lampadina che conosce il geometra in pensione Valerio Antonelli di Brebbia, grande appassionato di storia locale e autore di numerose ricerche.
«Anch’io sono di quella generazione che ha conosciuto questo stravagante personaggio e vi posso raccontare alcuni episodi particolari del tempo - spiega - eravamo nei primi Anni 60 e spesso passavano per Brebbia in moto due giovanissimi Renato Pozzetto e Cochi Ponzoni. Una tappa obbligata prima di raggiungere le spiagge di Ispra era quella di fermarsi a prendere un panino con la mortadella di fegato, che il negozio di alimentari Strambi di allora aveva e che era davvero buonissima».
«Non sapremo mai se si sono conosciuti in quella circostanza o se in qualche circolo che il futuro duo comico di grande successo frequentava - prosegue Valerio - di sicuro sappiamo che alcuni celebri frasi che il Lampadina ripeteva sono state portate al successo da questi due straordinari attori del nostro territorio».
«Ad esempio - continua lo storico brebbiese - il tormentone diventato canzone "La gallina non è un animale intelligente", il Lampadina lo ripeteva spesso alle massaie che andavano al mercato da lui a comperare le uova. Siccome le volevano tutte simili o uguali, allora il buon Pierangelo, dava loro questa risposta che poi è diventata un tormentone. Anche il detto "Nebbia in Val Padana", usato da Renato Pozzetto anche come nome della sua barca diede nome alla sua imbarcazione, è stato coniato dal Lampadina che si muoveva con una bicicletta modello "Legnano", con una cassetta contenente uova e limoni che andava a vendere ai mercati di Besozzo, Laveno, Gavirate. Ai tanti che lo salutavano che gli chiedevano dove fosse diretto rispondeva lui da personaggio pittoresco lo conoscevano tutti e tutti lo salutavano, chiedendo dove fosse diretto, la sua risposta era la seguente "boh, stamattina nebbia in Val Padana"».
«Era sua anche un'altra frase diventata famosa grazie a Cochi e Renato - prosegue Valerio - quando era contento canticchiava spesso questo ritornello "La vita l’è bela basta avere l'umbrela", oppure quella che ripeteva nei circoli quando raccontava le sue storielle fantasiose "qui siamo su a 1300 (forse per dire che si volava alto nei concetti), o quando aveva fame e gridava al cuoco del minestrone vigoroso. Poi salutava tutti con il classico "Ciao Bella Gioia". La sorpresa di tutti noi ragazzi di quel tempo fu dopo qualche anno ascoltare questi che oggi si chiamerebbero tormentoni negli spettacoli di Cochi e Renato che da bravissimi attori e uomini di spettacolo hanno fatto rivivere il Lampadina, facendolo diventare un personaggio immortale del territorio del Lago Maggiore».
Ma chi era veramente Pierangelo Nicò? «Era un uomo mite e buono che non ha mai dato noia a nessuno - risponde Antonelli - un tipo solitario che viveva di poche cose, di quello che racimolava nel vendere uova e della poca pensione della mamma che viveva con lui. Poi quando la madre morì, l’aspetto del Lampadina diventò molto trasandato e incuteva anche un po' di paura specie ai bambini, ma vi assicuro che non ha mai dato noie a nessuno. Quando si seppe della sua morte, per molti di noi di quella generazione significò un personaggio che aveva accompagnato la nostra felice adolescenza e ancora oggi quando risento le canzoni e gli sketch di Cochi e Renato ripenso sempre al Lampadina».
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