Il Nazionale

Cronaca | 14 maggio 2025, 12:33

Presunte torture sui detenuti: la Procura chiede il rinvio a giudizio per 14 agenti del Cerialdo

Le indagini si sono chiuse lo scorso mese di dicembre. Archiviata la posizione di altri 21 agenti

Presunte torture sui detenuti:  la Procura chiede il rinvio a giudizio per 14 agenti del Cerialdo

Sono quattordici le richieste di rinvio a giudizio formulate dalla Procura di Cuneo nei confronti di altrettanti agenti facente parte del personale penitenziario finito nella maxi inchiesta riguardante le presunte violenze messe in atto contro cinque detenuti del carcere Cerialdo di Cuneo.

Un'imputazione, quella formulata dal pm Mario Pesucci, che ha ridimensionato di molto il quadro iniziale che vedeva 35 indagati. Per la maggior parte di loro, infatti, la posizione è stata archiviata. 

Le contestazioni mosse vanno, a vario titolo, dal reato di tortura all'abuso di autorità contro arrestati e detenuti, alle lesioni e al falso. 

Chiuse le indagini nel dicembre scorso, il fascicolo, in piedi in tribunale a Cuneo dall’ottobre 2023, vedeva indagati, a vario titolo, 35 agenti (rispetto ai 23 iniziali). Un’indagine corposa e molto delicata, nata per far luce su alcune violenze che sarebbero state perpetrate su cinque detenuti pakistani da parte del personale penitenziario. Le violenze si sarebbero consumate tra il 2021 e il 2023. 

Come detto, con l’apertura delle indagini, i nomi arrivati sulla scrivania del pubblico ministero erano 23. A questi, si erano aggiunti “nuovi nomi”, quello di 9 agenti, di un medico del carcere, di un vice sovrintendente e di un comandante. 

Sembrerebbe che l’episodio più grave fosse quello avvenuto nella notte tra il 20 e il 21 giugno 2023, quando 14 agenti, in quel momento fuori servizio e in abiti civili, si sarebbero introdotti nella cella 417 del padiglione “Gesso” per una vera e propria spedizione punitiva, dove si trovavano i quattro detenuti.

Durante la giornata, questi ultimi erano stati protagonisti di una rumorosa protesta, volta a chiedere che il loro vicino di cella, anche lui pakistano, venisse portato in infermeria. L’insistente richiesta, accompagnata dal continuo rumoreggiare sulle sbarre della cella, non ottenne ascolto.

Nella notte, sempre secondo la ricostruzione ora all’esame dei magistrati, gli agenti entrarono in quella cella inizialmente per effettuare una perquisizione, non prevista né programmata.

Nel frattempo, portarono il detenuto sofferente in infermeria e poi sarebbero iniziati i calci, pugni e schiaffi, accompagnati da insulti e minacce. Un trattamento che viene descritto come inumano e degradante. I quattro, dopo essere stati picchiati, vennero anch'essi trasferiti in infermeria, dove le violenze però continuarono, così come le minacce e le ingiurie: "Parla adesso pakistano". "Tu non mi conosci". "Pakistano di merda, pakistano di merda”.

Ora si attende la pronuncia del gip in merito alle richieste di rinvio a giudizio formulate dalla Procura.

CharB.

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