Il Nazionale

Cronaca | 06 maggio 2025, 18:41

Presunte torture al carcere di Cerialdo: il gip reintegra l'ispettore in servizio

Il giudice per le indagini preliminari ha accolto l'istanza presentata dal difensore dell'indagato. Al vaglio della Procura anche le posizioni di 30 agenti, di un medico, del comandante, di un vice sovraintendente e di un assistente capo

Presunte torture al carcere di Cerialdo: il gip reintegra l'ispettore in servizio

Sì al suo reintegro in servizio ma senza avere contatti con i detenuti

È questa la decisione del gip del tribunale di Cuneo Daniela Tornesi in merito alla posizione dell’ispettore penitenziario che, nel settembre scorso, assieme ad un assistente capo, era stato sospeso dal servizio. La recente pronuncia è arrivata a seguito della presentazione da parte del difensore dell’indagato di un’istanza con cui si evidenziava il venir meno dei presupposti per l’applicazione della misura cautelare.

Nel gennaio 2024, le misure cautelari richieste dalla a Procura di Cuneo per gli agenti di polizia Penitenziaria, finiti sotto indagine per alcuni presunti episodi di violenza ai danni di cinque detenuti pakistani del carcere di Cerialdo, erano state sette. Otto mesi dopo, l’ordinanza del gip ne aveva accolte solo due, ridimensionando il quadro accusatorio delineato dal sostituto procuratore titolare del fascicolo, il dott. Mario Pesucci

Detto in altri termini, le misure applicate avevano tenuto in considerazione meno episodi di “violenza” rispetto a quelli tracciati dalla Procura. Per uno degli indagati erano stati chiesti, poi non accordati, gli arresti domiciliari.
La durata della sospensione cautelare nei confronti dell’ispettore, dal settembre scorso, sarebbe dovuta essere di dieci mesi. Quella dell’assistente capo, invece, di dodici. 

L’indagine, in piedi in tribunale a Cuneo dall’ottobre 2023, vede indagati, a vario titolo, 35 agenti (rispetto ai 23 iniziali): le contestazioni vanno dal reato di tortura a quello di lesioni. Nel dicembre scorso la Procura ha notificato a tutti l’avviso di conclusione indagini.

Un’indagine corposa e molto delicata, nata per far luce su alcune violenze che sarebbero state perpetrate su cinque detenuti pakistani da parte del personale penitenziario. Le violenze si sarebbero consumate tra il 2021 e il 2023. 
Inizialmente, con l’apertura delle indagini, i nomi arrivati sulla scrivania del pubblico ministero erano 23.  A questi, si sono aggiunti “nuovi nomi”, quello di 9 agenti, di un medico del carcere, di un vice sovrintendente e di un comandante. 

Sembrerebbe che l’episodio più grave sia quello avvenuto nella notte tra il 20 e il 21 giugno 2023, quando 14 agenti, in quel momento fuori servizio e in abiti civili, si sarebbero introdotti nella cella 417 del padiglione “Gesso” per una vera e propria spedizione punitiva, dove si trovavano i quattro detenuti.

Durante la giornata, questi ultimi erano stati protagonisti di una rumorosa protesta, volta a chiedere che il loro vicino di cella, anche lui pakistano, venisse portato in infermeria. L’insistente richiesta, accompagnata dal continuo rumoreggiare sulle sbarre della cella, non ottenne ascolto.

Nella notte, sempre secondo la ricostruzione ora all’esame dei magistrati, gli agenti entrarono in quella cella inizialmente per effettuare una perquisizione, non prevista né programmata.

Nel frattempo, portarono il detenuto sofferente in infermeria e poi sarebbero iniziati i calci, pugni e schiaffi, accompagnati da insulti e minacce. Un trattamento che viene descritto come inumano e degradante. I quattro, dopo essere stati picchiati, vennero anch'essi trasferiti in infermeria, dove le violenze però continuarono, così come le minacce e le ingiurie: "Parla adesso pakistano". "Tu non mi conosci". "Pakistano di merda, pakistano di merda”.
 

CharB.

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