La 78esima assemblea generale di Confagricoltura Varese, tenutasi questa mattina al centro congressi Ville Ponti, è stata l’occasione per il presidente Giacomo Brusa di riflettere con gli associati su “L’agricoltura che vogliamo nella Provincia che vorremmo”. E di lanciare un «patto per la terra varesina», per cercare di risolvere problemi annosi come consumo di suolo, frammentazione fondiaria, fauna selvatica.
Ad ascoltarlo, tra gli altri, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che ha poi preso parte a una tavola rotonda con la deputata Maria Chiara Gadda e il presidente della Provincia Marco Magrini.
L’attenzione della Regione
L’assemblea si è aperta con i saluti del prefetto Salvatore Pasquariello, di Francesco Riva di Camera di Commercio, di Ivana Perusin, vicesindaco di Varese. Quest’ultima ha osservato come nel Pgt sia stata considerata «l’esigenza di aumentare gli spazi verdi, salvaguardare quelli esistenti, portare a zero il consumo di suolo». Senza dimenticare la «valorizzazione del lago di Varese».
Il governatore Attilio Fontana ha sottolineato che «Regione Lombardia ha una legge che va nella direzione di tutelare il consumo di suolo e che vuole invogliare la rigenerazione delle aree dismesse. L’agricoltura è uno degli elementi costitutivi della nostra economia. Sono d’accordo con la vostra richiesta di prevedere iniziative più specifiche per le zone di collina, che ha particolarità diverse dall’agricoltura di pianura e montagna». Rivolgendosi ai due consiglieri regionali presenti in sala, Giuseppe Licata ed Emanuele Monti, ha aggiunto che «sta per essere presentata una proposta di legge sull’agricoltura urbana nella quale si potrebbero inserire elementi su quella di collina».
Fontana ha poi rimarcato l’attenzione per il bosco-legna e la battaglia contro la fauna selvatica: «La Regione è al vostro fianco».
«Schiacciati tra Svizzera e Milano»
La relazione del presidente Giacomo Brusa, affiancato dal vicepresidente Angioletto Borri e dal direttore Giuliano Bossi, si è aperta facendo il punto sulla «pessima annata» del 2024 e sulle difficoltà del settore, non ultima la burocrazia. «Ma l’agricoltore non molla, sa di dover difendere il proprio lavoro e la propria terra».
I problemi della provincia di Varese sono annosi: «Fauna selvatica, suoli agricoli sempre più ridotti, assenza di norme specifiche per un territorio che non è né montagna né pianura, ma ha i problemi di entrambe». Ecco perché fare agricoltura qui «è da eroi».
Brusa ha ripercorso la storia e le eccellenze dell’agricoltura varesina, «laboratorio regionale»: dal baco da sete alla vitivinicoltura all’apicoltura, ma anche l’allevamento di cavalli da galoppo e trotto, la produzione florovivaistica, l’antica tradizione della manutenzione del verde. «Questa storia è il nostro orgoglio ed è nostro dovere mantenerla viva».
Il presidente ha lamentato che «a Varese l’assenza di progettualità non sembra riguardare solo politica, a cui a torto o a ragione si addossano le responsabilità, ma anche categorie economiche, corpi sociali, sindacati, associazioni, cittadini. Tutti gli attori della nostra terra». Eppure «la nostra provincia è la più bella di tutte. Ma oggi rischia di restare nel mezzo tra Svizzera e Milano». Per impedirlo, «servono infrastrutture, industria, artigianato e anche l’agricoltura. Non siamo né Canton Ticino né metropoli, ma non dobbiamo essere un dormitorio e farci schiacciare da queste realtà».
Per questo occorre una provincia «infrastrutturata e connessa. Bisogna recuperare la vocazione manifatturiera e artigianale del nostro territorio. Fare sistema e mettere da parte i personalisti. Primario, secondario e terziario non devono essere separati. L’agricoltura di provincia, oltre a prodotti di qualità, garantisce cura, bellezza del paesaggio e sicurezza del territorio. L’agricoltore è il primo presidio del territorio».
Le proposte
Per questo «noi vogliamo una provincia in cui l’agricoltura sia ancora cuore e presidio». Confagricoltura lancia la proposta di «un patto per la terra varesina». Che prevede innanzitutto di «fermare il consumo di suolo agricolo, con strumenti urbanistici che premino chi preserva i terreni».
Brusa cita il problema della frammentazione fondiaria: «C’è una legge del 2019 ma manca un decreto attuativo per rendere operativa la norma». E il ministro Giorgetti ne ha preso nota.
E poi «la gestione attiva e non emergenziale sulla fauna selvatica. Su cinghiali e lupi serve una gestione programmata scientifica».
Inoltre, «il Piano di sviluppo rurale penalizza la fascia prealpina. Chiediamo un Psr specifico per queste aree. L’abolizione del blocco invernale allo spandimento del letame, un piano di rilancio del florovivaistico». E poi attenzione ad apicoltori e la revisione strutturale del prezzo del latte».
Le parole chiave per il futuro sono economia, innovazione e occupazione. «Senza agricoltura non c’è territorio e senza territorio non c’è futuro. Ogni volta che un campo viene ripreso o che apre un agriturismo, noi costruiamo futuro».
Giovani e imprenditoria agricola
All’intervento di Brusa è seguita la tavola rotonda che ha coinvolto un ministro, un’onorevole e un presidente. Il confronto, moderato dal direttore della Prealpina Silvestro Pascarella, si è aperto con la relazione di Tommaso Maggiore, già professore di Agronomia generale e coltivazioni erbacee dell’Università degli Studi di Milano.
Il ministro Giorgetti, habitué dell’assemblea di Confagricoltura, non ha nascosto che «l’agricoltura in provincia di Varese è attività residuale. C’è però la nascita di nuovi imprenditori agricoli. Bisogna parlare a questi giovani e trovare le condizioni perché ci sia un’economicità della dimensione agricola». Il ministro ha quindi parlato non solo di agricoltura, ma di imprenditoria agricola.
Per l’onorevole Gadda, che si è soffermata anche sul tema del cambiamento climatico, «la filiera agricola deve trovare delle politiche di aggregazione di sistema. Se i bandi sono troppo complicati, se le risorse arrivano in tempi più lunghi, se abbiamo strumenti vecchi è un problema. Dobbiamo semplificare e pensare a strumenti innovativi. La burocrazia non deve essere un problema: occorre mettere attorno al tavolo tutti i soggetti che possono avere un ruolo di cambiamento».
Per il presidente Magrini, che è anche veterinario e che prevede di dedicare all’agricoltura una deo tavoli lanciati dalla provincia, «non si può lavorare in emergenza, dobbiamo pianificare lo sviluppo del territorio. Noi stiamo realizzando il Piano territoriale di coordinamento, che vi coinvolge tutti. Ci saranno dei paletti e, quando verrà approvata la delibera, inizierà il percorso di un anno con un nuovo ascolto delle componenti territoriali».
Magrini si è anche soffermato sulla tutela delle aziende, che devono sì rispettare tutte le norme, ma che spesso finiscono nel mirino di cittadini, che protestano per odori e rumori, col rischio che qualcuno decida di spostarsi altrove. Prendendosi gli applausi di platea e ministro.
A chiudere i lavori, Antonio Boselli e Massimiliano Giansanti, presidenti rispettivamente di Confagricoltura Lombardia e Confagricoltura nazionale.
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