Il più bel complimento che si possa fare alla squadra di Herman Mandole lo serviamo subito, fumante e fragrante: Varese, questa sera, ha reso onore alla sua storia.
Nessuno ci avrebbe scommesso un centesimo alla vigilia, ma tra i biancorossi e i vicecampioni d’Europa del Real Madrid c’è stata una partita vera, dura, combattuta fino all’ultimo respiro, infine persa di misura (83-79). Quest’ultima annotazione conta davvero poco: conta l’emozione di aver tenuto testa a dei campioni inarrivabili, contano gli applausi di un palazzetto neutro che si è stropicciato gli occhi ad ammirare la scanzonata e spettacolare lena dei Davide prealpini, conta l’aver fatto un piccolo, illusorio ma dolcissimo, tuffo indietro nel tempo. Conta l’essere stati all’altezza di un sogno, prima di tornare con qualche sorriso in più sulla terra.
Verrebbe voglia quasi di recriminare… Se Kao non avesse fatto quel quinto (dubbio) fallo… Se uno dei 60 (sì, sessanta…) rimbalzi fosse finito nelle mani lombarde invece che in quelle spagnole… Se non ci fosse stata quell’infrazione di 5” seguita dalla tripla di Musa che ha chiuso i giochi… Se, se, se… In fondo è inutile guardarsi indietro e sforzarsi anche solo di trovare qualcosa di negativo: oggi bisogna sorridere. E basta.
E allora avanti con le gioie. Due, in particolare. La prima ha le gambette magre da basket, viene da San Diego e pare avere un feeling privilegiato con il canestro: si chiama Jaylen Hands e contro i califfi Campazzo e Llull ne ha messi giusto 33. L’ottima prova di ieri era stata evidentemente un antipasto di una serata di gala Hands ha interpretato a suon di triple (7/19) e piglio da leader. Se si pensa che Mannion è ancora ai box (uno dei segreti della stagione incipiente sarà trovare un equilibrio tra due bocche da fuoco di tal fatta…), che Harris (9 punti) sa trovare canestri in penetrazione e che Gray (15), Brown (6) e Alviti (4) possono accendersi in ogni momento dall’arco, beh… i punti a referto non dovrebbero proprio essere un problema quest’anno.
La seconda ha le fattezze ancora più magre, lunghe e slanciate, i propulsori a idrogeno alle caviglie e si porta dietro una scia di “ooohh” ogni volta che spicca il volo. Kaodirichi Akobundu-Ehiogu, parliamo di te: sì, certo, la gestione dei falli è ancora lontana dall’essere accettabile; sì, certo, le mani talvolta sembrano un po’ molli; sì, certo, il fiuto a rimbalzo non c’è ancora (anche perché il nostro pensa più a stoppare: oggi sono stati 3 i “no” stampati agli avversari); e sì, certo, è un centro leggero in un reparto lunghi leggero, dietro di lui - ahinoi - c’è il deserto e la cosa continua a preoccupare. Ma abbiamo promesso di fare i bravi stasera, quindi andiamo solo con due fotogrammi da libidine: vederlo tenere e stoppare l’enorme Tavares e poi schiacciargli in testa dall’altro lato del campo ci rimanda al profumo di un tesoro ancora grezzo trovato sotto terra.
Di complimenti, in questa festa, ce ne sono anche di collettivi. A differenza degli altri match pre-stagionali finora disputati stavolta Varese ha davvero giocato - al netto che non tutto è stato perfetto - come Moreyball comanda: ritmo altissimo, tiri veloci, ben poca e inutile melina contro la difesa schierata. Il tutto ha mandato in crisi di confusione un Real pesante e indietro di condizione: basterebbe questo come trofeo… Ma ce n’è un altro: di difesa se ne è vista di autentica, individuale e di squadra, talmente efficace da riuscire a limitare i danni di un massacro mai visto nelle carambole (60-36 il dato finale a rimbalzo).
La cronaca
Il primo canestro, un bel giro e tiro contro la difesa pur buona di Brown, è di Hezonja e illude su quello che possa essere l’andamento del match. Sì, perché in campo non c’è una vittima sacrificale: la tripla di Hands fa subito capire la garra odierna di Varese. Abaldé, ancora Hezonja e Tavares martellano la difesa prealpina, ma i biancorossi rispondono colpo su colpo. Il Real prova a giocare ai ritmi varesini, ma mal gliene incoglie: Hands, bomba dopo bomba, ne mette 14 in 10 minuti, e fa scappare la Openjobmetis fino al 16-22 del 10’. Ci si aspetta la reazione dei blancos, che arriva con il 2+1 di Feliz, ma a prendersi il proscenio è ora Gray, che con due dardi dai 6,75 tiene avanti i lombardi di 6 lunghezze (24-30). Tavares e Musa riavvicinano gli spagnoli, Kao prima stoppa il centrone capoverdiano, poi gli vola in testa per uno schiaccione, infine deve abdicare alla terza penalità. Anche con Fall, però, e grazie a una difesa intensa e a una cadenza frizzante, Varese resta avanti: Brown e Hands replicano a Campazzo e Taveres, e il primo tempo si conclude con il massimo vantaggio per la formazione di Mandole (36-43). Madrid domina già a rimbalzo (33-23), ma non vede il canestro da fuori (13% da 3).
Al rientro in campo Tavares segna subito contro un Kao gravato da 3 falli, ma lo stesso centro si rifà dall’altra parte e insieme a Brown e Gray firma un altro massimo vantaggio biancorosso (43-51 al 22’). Il Real decide che è il caso di stringere dietro e per Varese si spegne la luce: i blancos non giocano tanto meglio in attacco, ma a poco a poco rosicchiano lo svantaggio con Musa e Tavares. Con Kao fuori per tanti minuti, gli spagnoli mettono la testa avanti prima con Llul poi con o a pochi secondi dalla fine (56-55), ma Gray sulla sirena segna la bomba del 56-58 del 30’. Ci si appresta a un quarto finale spettacolare. Hands e Alviti riportano avanti Varese, ma Campazzo ha preso in mano la sua squadra e la fa rimanere lì (62-63), prima di un frangente spettacolare della guardia di San Diego: tre liberi, tripla e tripla. Se ci si mettono anche i due punti di Kao ecco un nuovo +8 esterno (66-74). Il Real prova l’ultimo assalto: Hezonja e Campazzo si caricano i compagni sulle spalle, Libro e Hands rispondono solo in parte, Kao commette il quinto fallo ed è costretto a uscire. Sono 4 punti in fila di Tavares a sancire il sorpasso madridista, stavolta definitivo perché senza replica prealpina: Hands commette infrazione di 5” sulla rimessa e Musa - con una tripla - fa calare i titoli di coda: finisce 83-79.
Commenti