Scena muta. Non ha risposto alle domande del Giudice per le Indagini Preliminari Milena Catalano avvalendosi della facoltà di non rispondere padre Andrea Melis arrestato venerdì scorso dai carabinieri e accusato di violenza sessuale nei confronti di un minorenne.
Melis, difeso dagli avvocati Raffaele Caruso e Graziella Delfino, appartenente all'ordine dei Padri Scolopi, è stato direttore della scuola elementare della Fondazione Assarotti e presidente della Fidae Liguria (Federazione di scuole cattoliche primarie e secondarie). Nel savonese è stato anche parroco della chiesa di Sant'Antonio da Padova a Finale Ligure.
E proprio nel finalese le accuse più pesanti: il sacerdote infatti avrebbe abusato di un giovane chierichetto (quando la vittima aveva 12 anni e sino al compimento dei 16).
Le violenze sessuali si sarebbero verificate nella chiesa degli scolopi finalesi, per questo la Gip del Tribunale di Genova dovrebbe dichiararsi "territorialmente incompetente" e destinarsi il fascicolo alla Procura di Savona.
Il prete è "portatore di Hiv" e questo aumenta la sua pericolosità; così ha scritto la Gip, che ne ha disposto gli arresti domiciliari.
Il sacerdote avrebbe contratto il virus anni fa in Africa: è stato lui stesso a dichiararlo agli investigatori. Il minore coinvolto nella vicenda non è stato infettato, ma se dovessero venire alla luce persone che hanno contratto l'Hiv dopo essere state con padre Melis, la Procura potrebbe contestare al religioso anche le lesioni dolose gravissime.
Per ora il parroco è accusato di abusi sessuali ai danni di un ragazzino, che abitualmente svolgeva le mansioni di chierichetto, che è stato "ricompensato" con soldi, videogiochi, vestiti griffati, sigarette elettroniche. Ma il religioso avrebbe tentato approcci anche con altri sette minorenni, alcuni anche suoi ex alunni della Assarotti, attirati nel suo appartamento sempre con "regalini".
Nell'ordinanza, la giudice ha sottolineato come il sacerdote abbia agito sotto "la spinta di impulsi perversi", carpendo la fiducia dei minori "attirandoli a casa sua, vicino le chiese" e facendoli "accedere a tutto ciò che un adulto proibisce". La sua pericolosità, secondo la giudice, "non è connessa esclusivamente alla sua qualità di sacerdote e di insegnante, da cui è sospeso, ma anche alla sua capacità, acquisita proprio per effetto delle professioni svolte, di avvicinarsi ai minori, di farsi capire dagli stessi, ponendosi come loro amico e complice".
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