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Cronaca | 23 aprile 2024, 21:07

Crollo del ponte di Fossano: "Le macchie di umidità? Nessuno aveva detto di segnalarle"

Nuova udienza in tribunale a Cuneo a sette anni esatti dal collasso del viadotto di via Marene. A prendere la parole quattro dei dodici imputato accusati a vario titolo di omesso controllo e disastro colposo

Crollo del ponte di Fossano: "Le macchie di umidità? Nessuno aveva detto di segnalarle"

Dopo sette anni esatti dalla caduta del ponte di Fossano, al tribunale di Cuneo hanno preso la parola alcuni dei dodici soggetti accusati a vario titolo del collasso del viadotto.

Dopo il deposito e la discussione delle perizie redatte dai consulenti delle parti, le quali hanno si sono concentrate sul quesito se le mancate iniezioni di boiacca e la presenza di infiorescenze presenti sulla struttura esterna del ponte potessero essere elementi tale da farne presagire il crollo del ponte, la parola è passata al geometra R.R. e all’ingegnere M.A.F. della Franco&Spa, l’azienda preposta alla costruzione dei prefabbricati, entrambi accusati di disastro colposo.

Poi al tecnico Anas A.A., imputato di disastro colposo, all’ingegnere Anas G.A., a cui si contesta l’omesso controllo, e infine, con spontanee dichiarazioni, al capo sorvegliante D.C.C..

“Nessuno ci aveva detto di segnalare le macchie di umidità. Il manuale che utilizziamo non le considera e un elemento rilevante”. Questo quanto detto in aula dal capo sorvegliante, accusato di omesso controllo perché non avrebbe rilevato e annotato la presenza delle infiorescenze. “Quello che ci era stato impartito di segnalare erano le lesioni, le crepe, i distacchi di calcestruzzo o ferri a vista: tutte cose che sul ponte non c’erano. Il viadotto era integro e non presentava lesioni. Abbiamo appreso nel corso dell’udienza com’era strutturato”.

Un lavoro, quello del 2006 quando venne scarnificato il manto stradale e i giunti del viadotto vennero sostituiti, che però sarebbe stato perfetto. A dirlo è l’ingegnere G.A., all’epoca direttor del centro manutentori di Cuneo: “Mi complimento con me stesso e con i dipendenti. I giunti sono ancora in opera dopo 17 anni, al contrario dei precedenti sostituiti dopo soli sette anni”.

Per i consulenti nominati dal pubblico ministero, i cavi di precompressione contenuti all’interno delle guaine avrebbero iniziato a corrodersi proprio perché ci sarebbe stata un’assenza di boiacca, la cui funzione sarebbe stata quella di proteggerli dall’infiltrazione di acqua. Ed è proprio su questo che si sono concentrate le domande del p.m.. a R.R. che lavorò sul cantiere di Fossano per il primo lotto fino al 1994.

“La cura delle iniezioni di boiacca veniva fatta dalle nostre maestranze in maniera tale che dall’altra parte del tubo fuoriuscisse e senza che vi fossero bolle – ha iniziato a spiegare il geometra -. Una volta che la boiacca era uscita, il tubo di sfiato era strozzato e richiuso anche dalla parte in cui veniva iniettato. Il fatto che la miscela uscisse dall’altra per loro era sintomo della perfetta iniezione del cavo”.

Quanto ai cavi scoperti che, corrodendosi, avrebbero causato il collasso del ponte, il geometra ha sostenuto che la maggior parte dei danni, sarebbero imputabili all’acqua: “Sono anche convinto che formandosi una vera pozza sotto il manto stradale, col passaggio di diversi mezzi, l’acqua abbia giocato un ruolo di grande importanza. Il ponte era completamente intriso di acqua e si vedeva quale fosse il percorso del cavo, quando in tutti gli altri impalcati, tuttora presenti, non si vede una macchia di umidità”.

Alla prossima udienza, si ascolteranno i testimoni delle difese. 

CharB.

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