"Non ci fa paura la vostra repressione, ogni scuola sara' un'occupazione". Lo ripetono al megafono gli studenti dell'istituto Vittorio Emanuele Ruffini di Genova che, sotto lo slogan "No alla scuola azienda e stop all'invio di armi" hanno prima indetto una assemblea, poi occupato la scuola. Si tratta del terzo caso, dopo i licei genovesi Fermi e del Klee. "La scelta - fanno sapere gli studenti - e' il prodotto di lunghe giornate di discussioni, da cui sono emerse motivazioni chiare: stop a una scuola-azienda, stop all'invio di armamenti e alla partecipazione dell'Italia a vari scenari militari, si' ad un maggiore stanziamento di fondi pubblici nell'istruzione e nelle sue infrastrutture. Ci ritroviamo in un paese in cui le scuole cadono a pezzi, con aule disfunzionali, caloriferi spesso non funzionanti, buchi sui soffitti, acqua dentro le classi con secchi per terra come soluzione: il luogo dove svolgiamo le lezioni tutti i giorni e' un antico palazzo del '500, assolutamente non pensato per ospitare una scuola, senza contare le centinaia di migliaia di euro che vengono pagati ogni anno dal Comune al proprietario di questo stabile che potrebbero essere reindirizzati per ricercare altri spazi". Non manca il riferimento ai fatti di Pisa, con "un paese dal manganello facile, che non accetta la liberta' di manifestazioni pacifiche, non accetta il disaccordo, il confronto" e al modello di scuola-azienda che vuole creare "lavoratori standard sempre piu' vicini all'industria e lontani dal pensiero critico". La protesta e' anche legata al conflitto in Medioriente: "Un paese che ci opprime e sostiene la guerra, che si schiera con Israele, definendolo uno stato democratico, sostenendo un genocidio che da piu' di settant'anni si sta compiendo nei confronti del popolo palestinese, diventando complice dello sterminio di una popolazione" a alle altre guerre sostenute e appoggiate anche dall'Italia, come la recente missione Aspides nel mar Rosso.
In Breve
giovedì 22 maggio
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