Il Nazionale

Cronaca | 14 febbraio 2024, 09:16

"Voglio tornare in Albania". Detenuto in sciopero della fame a Torino: pesa 30 chili

L'uomo chiede di scontare la pena nel paese di origine, dove ha due figli, in virtù degli accordi Italia-Albania

"Voglio tornare in Albania". Detenuto in sciopero della fame a Torino: pesa 30 chili

Detenuto del carcere di Torino in sciopero della fame, da un mese, perché vuole scontare la pena in Albania. La Garante delle persone private della libertà personale di Torino, Monica Cristina Gallo, ha monitorato con la massima attenzione il protratto sciopero della fame di un cittadino di origine albanese detenuto presso il Lorusso e Cutugno. La motivazione della protesta?.

Riavvicinarsi alla famiglia

M.E., padre di due minori, chiede di essere trasferito al proprio paese di origine per terminare di scontare lì la sua condanna. Una richiesta fatta anche alla luce del protocollo sull’immigrazione siglato recentemente tra il Presidente Giorgia Meloni e dal Primo ministro albanese Edi Rama. Attualmente l'uomo pesa circa 30 chili ed in sedia a rotelle: è al suo secondo sciopero della fame. Il primo interrotto perché, in virtù degli accordi tra Italia e Albania, aveva speranza di rientrare a casa. 

I problemi

Gallo si è fatta portavoce del suo appello con il Ministero della Giustizia, che però in una nota dichiara la sospensione dei trasferimenti dei detenuti in Albania per l'insufficiente capienza delle strutture carcerarie albanesi. A questo si aggiungono il tempo di lavorazione e i costi di traduzione in lingua albanese di tutta la documentazione necessaria per il trasferimento del detenuto.

“Ci troviamo – commenta Monica Cristina Gallo - dinanzi ad una persona in gravissime condizioni e imminente pericolo di vita, per la quale è urgentissimo attivare ogni possibile misura, prevista e richiesta ben due volte dal detenuto in base alla Convenzione sul trasferimento delle persone condannate ( Strasburgo1983) e effettiva attuazione al protocollo bilaterale, firmato nel 2017 per il trasferimento dei detenuti albanesi”.

Cinzia Gatti

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