Una palestra di roccia, un nuovo circolo di tennis e un palazzetto riammodernato. Nel 2024. Una nuova piscina e una nuova palestra, invece, nel 2025.
Sarà un anno di fermento per gli impianti sportivi a Varese. Tra investimenti pubblici e investimenti privati in città crescerà la dotazione di luoghi dove fare sport, a confermare una vocazione che sembra tracciare una strada che dal presente porta al futuro: «È importante proporre un’offerta sportiva differenziata, dare la possibilità soprattutto ai giovani di scegliere - afferma l’assessore allo Sport Stefano Malerba - E questo passa necessariamente dagli impianti».
Il primo lavoro che vedrà definitiva luce sarà la palestra di roccia nel quartiere di San Fermo, all’interno dell’area verde tra via Pergine e via Landro. L’intervento ammonterà a 7 milioni e 300 mila euro, 2 dei quali finanziati dal PNRR: insieme alla parete da arrampicata, in quello che sarà un nuovo centro sportivo, sorgeranno anche campi da padel e un campo di calcio a 5. Già ordinato il prefabbricato che fungerà da palestra di roccia e già predisposto il progetto di allestimento dello stesso (definito da una società tra le prime in Europa nella creazione di campi gara per la disciplina in oggetto), tra fine estate e inizio autunno si potrà probabilmente già iniziare ad arrampicare.
E chissà se negli stessi mesi Varese avrà di nuovo quel circolo di tennis che manca in città ormai da anni: la volontà di fare in fretta c’è ed è propria dello Schiavone Team Lab, la società fondata dall’ex campionessa Francesca Schiavone che si è aggiudicata la riqualificazione e la gestione de Le Bettole. Sul piatto verranno messi 3 milioni e 700 mila euro: nasceranno 7 campi da tennis, 4 da paddle, una club house e una palestra.
Dal punto di vista burocratico va ancora approvato in consiglio comunale il progetto unitario ed è in via di definizione il progetto esecutivo: come scritto, però, l’intenzione del gestore e della stessa amministrazione comunale è di avere a disposizione almeno i primi campi per l’autunno.
Sarà settembre anche il mese del “nuovo” Lino Oldrini? Dalla direzione lavori arrivano conferme rassicuranti: non si dovrebbe andare oltre per poter ammirare i miglioramenti della struttura che - tra le altre cose - consterà anche di un nuovo bar ristorante in grado di generare redditi ulteriori alla Pallacanestro Varese (alla cui gestione esclusiva verrà affidato) e di un nuovo museo.
Sul quale, nello specifico, paiono esserci intendimenti diversi rispetto a quelli iniziali: si era parlato di un museo “della pallacanestro lombarda”, ma forse sarà più corretto definirlo “della pallacanestro varesina e non solo di quella”. Fuori dalle locuzioni, l’idea attuale sarebbe quella di allestire un museo dedicato in prevalenza all’inarrivabile epopea biancorossa e, in maniera residuale, alle altre realtà cestistiche del territorio che hanno avuto un peso nella storia, a partire - ovviamente - dalla Robur et Fides per arrivare al basket femminile. E, ulteriore novità, potrebbe esserci uno spazio dedicato anche all’extra basket, con l’intento di celebrare le vittorie di marca varesina ottenute in altri sport (in primis l’hockey).
Di certo il museo del Lino Oldrini risponderà ai canoni moderni della dinamicità e dell’interattività.
Tre impianti per un anno (quattro se si considera anche la palestra che sorgerà vicino al liceo artistico Frattini), poi - nel 2025 - ecco anche la palestra e la piscina olimpionica che vedranno posto nell’area ex Aermacchi.
E lo stadio? Il 27 marzo, giorno di scadenza del bando aperto dal Comune di Varese, si saprà se il progetto presentato in pompa magna a novembre dal Città di Varese e da Aurora Stadium avrà un seguito e/o se ci saranno piani alternativi, uno dei quali avrebbe potuto essere quello del Pelligra Group, almeno a ripercorrere il cronologico delle dichiarazioni pubbliche dell’ultimo anno e mezzo: gli australiani, però, oltre ad aver disatteso tutti gli impegni assunti per rilevare le quote di Pallacanestro Varese, nello stesso arco di tempo non hanno mai presentato a Palazzo Estense - che aveva loro spalancato le porte - nemmeno una bozza.
La sensazione, tuttavia, è che al di là del 27 marzo, al di là del Città di Varese, al di là dei Pelligra, il desiderio di mettere mano al Franco Ossola e all’intero comparto di Masnago possa far germogliare presto altre grandi novità.
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