È proseguito presso il Tribunale a Cuneo il procedimento penale volto a far luce su presunte false attestazioni di presenze di migranti in alcuni Centri di Accoglienza Straordinaria (Cas) della Granda. Migranti che, di fatto assenti, in realtà si trovavano in Liguria a svolgere alcuni lavori.
La loro gestione da parte delle cooperative nasceva in virtù di un accordo quadro stipulato in fase emergenza migranti che prevedeva erogazioni di fondi da parte della Prefettura e a favore di quest'ultime per un ammontare di 34,90 euro giornaliere per ciascun richiedente asilo ospitato.
Sotto accusa per caporalato e truffa, davanti al giudice Giovanni Mocci, si trovano i responsabili legali delle cooperative: G. B. per la società ’Immacolata 1892 Srl”; C. B. e G. M., quest’ultimo subentrato in un secondo momento come direttore, per “Il Tulipano” ed E. A. per “La Casa dell’Immacolata”.
Agli imputati si contesta di aver percepito circa 300mila euro attestando falsamente la presenza di migranti. Nell’ultima udienza sono stati chiamati a deporre alcuni testimoni della difesa. Tra loro è stato ascoltato anche l'ex sindaco di Belvedere Langhe, Gualtiero Revelli. Come spiegato dal primo cittadino, tra il 2017 e il 2018 la coop “La casa dell’Immacolata” aveva istituito un Cas all'interno del quale venivano ospitate solo donne: “Inizialmente non ero molto contento perché il paese è molto piccolo – ha spiegato -. In realtà non abbiamo mai avuto problemi tranne per il fatto che le ragazze ospiti avevano iniziato a praticare il mestiere più antico del mondo. Io l’ho detto al loro presidente e nel giro di due giorni è finito tutto. Abbiamo avuto collaborazioni con loro, per piccoli lavori socialmente utili e per la pulizia delle strade. È stata una bella cosa”.
Per quanto riguarda i lavori che i migranti, secondo la Procura, avrebbero svolto in Liguria senza essere pagati (da qui l'accusa di caporalato) è stato chiamato a riferirne il geometra che si era occupato di ristrutturare la cascina dove i profughi, durante la loro permanenza a Pietra Ligure, venivano ospitati. Il fabbricato rurale era risultato essere di proprieta della società Albafine di cui E.A. possedeva delle quote e, come riferito dal professionista, i lavori di manutenzione erano stati svolti nel 2005, quindi prima dell'arrivo dei richiedenti asilo: “La costruzione era tale e quale a quando è stata ristrutturata – ha dichiarato il testimone -. Il terreno intorno era pulito e le piante potate. C’era un muretto a secco che veniva costruito e buttato giù. Serviva ad imparare il mestiere”.
L'udienza è stata aggiornata per ascoltare altri testimoni.
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