L'Epifania si portavia le Feste, ma riaccende anche i riflettori su alcune delle vertenze che più preoccupano il territorio torinese. Su tutte, quelle della Lear di Grugliasco e quella di TE Connectivity, a Collegno.
Venerdì il vertice a Roma
Sopratttutto, in queste ore si sta facendo il conto alla rovescia in vista dell'appuntamento che venerdì vedrà alle 11, a Roma, l'incontro presso il Ministero per analizzare la situazione dell'azienda della filiera della componentistica automotive di Grugliasco. A poche settimane, infatti, dalla firma che dà il via libera a un anno di cassa integrazione (si arriverà fino alla fine del 2024), non si sono spenti i timori sul futuro dell'azienda che, storicamente, lavora realizzando i sedili unicamente per Stellantis.
Un legame che ora rischia di farsi soffocante, visto che la produzione di componenti per vetture si limita ad alcuni modelli Maserati e, proprio il Tridente, è il marchio che lamenta più dolori e incertezze, in questi ultimi tempi, presso il polo produttivo torinese. Sono stati quantificati 310 esuberi su un totale di 410 lavoratori, ma è evidente che se - al termine dell'anno di ammortizzatori sociali - non sarà emersa una nuova prospettiva di lavoro, la questione tornerà a porsi nelle medesime condizioni.
A Roma ci saranno i sindacati metalmeccanici, ma anche i rappresentanti dell'assessorato regionale al Lavoro, guidati da Elena Chiorino.
Non solo la Lear
Ma come detto non c'è solo la Lear a preoccupare sindacati e istituzioni locali: buio pesto anche sul futuro di un'altra azienda come TE Connectivity. E' di fine novembre la notizia, infatti, che la multinazionale ha intenzione di ridimensionare fortemente la sua presenza produttiva a Collegno, mettendo così a rischio circa 222 posti di lavoro (su 300 totali).
Una decisione presa dal board del Gruppo, con la data fissata sul calendario in corrispondenza di settembre 2025. Colpa - dicono i manager - del calo della domanda nel settore del "bianco" (gli elettrodomestici di grandi dimensioni): la produzione di connettori saranno spostate negli USA e in Cina. Una decisione che ha già scatenato le reazioni di condanna dei sindacati e delle istituzioni, ma che soprattutto ricorda una vicenda con molte similitudini: quella della Embraco di Riva di Chieri, anche lei legata al settore degli elettrodomestici e anche lei spazzata via dalle cartine geografiche della produzione di una multinazionale.
L’azienda continuerà a essere presente in Italia con le sedi di San Salvo (CH) in Abruzzo, Assago (MI) in Lombardia e Frascati (RM) in Lazio.
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