«Visto che la Meloni continua a ritardare la sua conferenza stampa di fine anno, comincio io…».
Si dice che l’influenza stia colpendo duro dalle parti di Palazzo Chigi. Vero o verosimile che sia, non sono problemi di Palazzo Estense e del sindaco di Varese Davide Galimberti, padrone di casa - sorridente e apparentemente non afflitto da malanni di stagione - che questa mattina ha accolto i cronisti cittadini nella sua dimora amministrativa.
La battuta di cui sopra è stata il viatico per quaranta minuti di chiacchiere dentro le quali tracciare il bilancio del 2023 varesino, un’analisi “firmata” da tre cifre stilistiche ormai pienamente riconoscibili del primo cittadino: serenità, ottimismo e padronanza della situazione.
La sicurezza galimbertiana, che dall’hic et nunc si spinge all’immediato futuro, vacilla solo se provi a spostare il mirino temporale più avanti, alla fine del suo secondo e ultimo - almeno per le regole attuali - mandato. Cosa farà da grande il politico Galimberti rimane infatti una curiosità insoddisfatta per il momento: «Ho fatto il sindaco per cambiare Varese e così sta avvenendo. Il mio unico orizzonte è la conclusione del mandato».
L’intento della riunione odierna è, in principio, quello di provare a cucire l’anno che si sta per concludere a quello successivo: «Il 2023 è stato intenso, molti interventi strategici sono in corso di esecuzione e alcuni di essi sono vicini al completamento. La chiusura dei cantieri che abbiamo aperto non sarà solo una semplice conclusione di un’opera, ma comporterà il cambiamento nella fruizione di determinati servizi per la cittadinanza. E sarà un cambiamento importante».
Galimberti fa l’esempio dell’ex Caserma Garibaldi («non è cosa da poco mettere a disposizione 7000-9000 metri quadri per la cultura, a beneficio in particolare dei giovani che saranno i suoi principali utenti»), poi della zona stazioni («un’area pedonale davanti agli scali fornirà spazio a nuove attività ») e quindi di largo Flaiano: «Ogni intervento in essere potenzierà i servizi esistenti e darà ai varesini e a chi verrà da fuori una percezione diversa rispetto al contesto generale».
La dialettica usata ha un peso tutt’altro che trascurabile: «Quelli citati sono stati definiti “grandi progetti” - afferma Galimberti per iniziare a confutare il dubbio che il loro carattere di straordinarietà possa essere andato a discapito dell’ordinario - ma serviranno in realtà per migliorare la quotidianità delle persone». E quindi il loro ordinario, sebbene proiettato al futuro e non all’immediato presente.
Non bastassero nell’intento le grandi opere, «il bilancio appena approvato ci ha permesso di reperire le risorse per proseguire sulla strada di tutte quelle piccole attività che renderanno la nostra città ancora più confortevole» chiosa il sindaco sull’argomento.
Per lui l’atto amministrativo del 2024 sarà il PGT, perché «darà un orizzonte ventennale alla città», mentre la volontà amministrativa sarà quella di «continuare a investire molto sulle famiglie e sui giovani». L’attività da migliorare? «Tutto è ancora migliorabile - risponde - ma se devo entrare nello specifico mi piacerebbe rendere ancora più personalizzati i servizi per alcune categorie dei cittadini, plasmandoli secondo le loro esigenze. Penso, per esempio, a chi lavora in ospedale».
Quando gli viene chiesto quali siano stati i momenti migliori e peggiori di questo 2023, la risposta arriva sotto forma di una prima stoccata a Roma: «I momenti peggiori sono state tutte quelle volte in cui ho letto le dichiarazioni del ministro Raffaele Fitto sul PNRR: se il Paese dovesse seguire quello che lui dichiara, il PNRR non verrebbe attuato da nessuno. L’auspicio è che si faccia un po’ di chiarezza prima o poi, perché c’è una fetta importante di interventi che rischiano di saltare in quanto de-finanziati dalle risorse europee». Il migliore, invece? «Quando i varesini mostrano gesti di affetto nei miei confronti».
Si apre la pagina della politica: perché il centrosinistra funziona a Varese e non a livello nazionale e al centrodestra accade il contrario? Per Galimberti la domanda è un assist formidabile da appoggiare semplicemente in gol: «Beh, a Varese il centrodestra non funziona perché il centrosinistra non gli dà alcuna chance di incidere. Non sarei invece così sicuro che il centrodestra stia funzionando a Roma: il governo non sta considerando gli enti locali ed è un grave errore che peserà sugli elettori». Tornando critico sul suo schieramento, l’avvocato ammette che «il vero problema del centrosinistra è non aver ancora saputo creare un’alternativa migliore rispetto a chi oggi governa».
Il “campo largo” («il mio è stato larghissimo»), una sorta di “modello Varese”, è esportabile? «Certo, il campo largo ha ancora un senso e la dimensione civica delle comunali varesine deve essere presa da esempio. Penso che il discorso valga anche per Gallarate e Busto Arsizio e sarà proprio questo il lavoro che dovrà fare la nuova segreteria provinciale del PD: il civismo dà l’occasione anche alle forze politiche di poter cogliere pienamente le esigenze della comunità».
Certo, fa notare qualcuno dei presenti, la pax galimbertiana nel centrosinistra, ben visibile in un secondo mandato in cui non c’è ombra di franchi tiratori o uomini in fuga, nel primo mandato non è stata facile da ottenere: chi pensa all’ex vicesindaco Daniele Zanzi e alle turbolenze conseguenti non sbaglia. «Nella mia prima amministrazione - dissente però Galimberti - al di là delle dichiarazioni, le decisioni sono sempre state prese senza problemi e voti contrari. Forse c’era solo più dibattito pubblico…». La cosa non lo disturberebbe nemmeno ora: «Penso che una mia qualità da sindaco, ma può essere anche un difetto, sia saper ascoltare. Poi però bisogna anche decidere e io lo faccio senza lasciare nulla in sospeso».
Infine, la fine. Che però è ancora molto lontana: «Con le cose che ci sono ancora da fare per questa città, il mio orizzonte temporale non può che essere solo la conclusione del mandato. Penso solo alla Varese sempre più diversa che ci sarà quel giorno».
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