Dopo la comunicazione di fine indagini, nell’ottobre scorso (qui), la Procura della Repubblica di Genova ha avanzato formale richiesta di rinvio a giudizio nei confronti di Annalucia Cecere, la 55enne residente a Mellana di Boves, che il pubblico ministero presso la stessa procura Gabriella Dotto e gli investigatori della Squadra Mobile del capoluogo ligure ritengono la possibile responsabile dell’omicidio della 24enne Nada Cella, avvenuto a Chiavari ventisette anni fa, il 6 maggio 1996, nello studio del commercialista Marco Soracco, presso il quale la vittima lavorava.
Il caso, lo ricordiamo, fu riaperto su istanza della famiglia della vittima, mai convinta della bontà delle prime indagini, affiancata dalla legale Sabrina Franzone e dalla criminologa Antonella Pesce Delfino. In particolare, Pesce Delfino scoprì la testimonianza di una donna che disse di aver visto la Cecere sotto lo studio di Soracco mentre si allontanava nell'ora del delitto con il suo motorino.
Motorino che due anni fa fu rinvenuto nel garage dell’abitazione di Cecere a Mellana e posto sotto sequestro: alla fine non vi si scoprirono tracce di sangue. Nulla anche la prova del Dna, ma nonostante questo la Procura ligure è convinta che l'assassina sia proprio la Cecere, che dal canto suo ha sempre respinto con fermezza ogni addebito.
Il movente? "Motivi di rancore e di gelosia verso la vittima”, sostengono gli inquirenti, per i quali la "frequentazione saltuaria" tra la Cecere e Soracco non sarebbe stata tale. Un dato sul quale il professionista genovese ha sempre negato. Dunque, sempre secondo l'ipotesi avanzata dagli inquirenti, Soracco sarebbe stato pienamente a conoscenza della colpevolezza di Cecere.
Da qui la richiesta di rinviare a giudizio la donna, difesa dagli avvocati Giovanni Roffo e Gabriella Martini, per omicidio volontario aggravato dalla crudeltà e dai futili motivi, mentre sono quelle di favoreggiamento e false dichiarazioni all’autorità giudiziaria le ipotesi di reato per le quali il sostituto procuratore chiede di procedere anche nei confronti dello stesso Soracco e della madre di quest’ultimo, Marisa Bacchioni, assistiti dall’avvocato Andrea Vernazza, che secondo la Procura avrebbero coperto Cecere nonostante il commercialista avesse trovato la donna sul luogo del delitto.
Commenti