Domenica scorsa abbiamo dato notizia di un intervento di soccorso in Valle Maira, dove un alpinista è scivolato su un pendio ghiacciato riportando una frattura alla gamba destra. E' stato soccorso dai vigili del fuoco, intervenuti con il nucleo elicotteri di Torino. Imbarellato e verricellato, è stato quindi portato all'ospedale di Cuneo dove si trova tutt'ora, in attesa di essere operato all'arto.
Non si tratta di un intervento troppo diverso dalle decine che, ogni anno, vengono effettuati sulle nostre cime. A volte intervengono i vigili del fuoco, altre volte le squadre di Soccorso Alpino, altre ancora entrambi.
Eppure, qualcosa di diverso c'è stato. E ha probabilmente fatto la differenza tra la vita e la morte. Si tratta di un aggeggino che ha consentito al 56enne Marco Chiacchiarini, domenica, di essere ancora vivo. Si tratta di Spot, un dispositivo che ottiene la posizione esatta dalla rete GPS e la inoltra, insieme al messaggio di aiuto, attraverso la rete satellitare Globalstar.
Marco, dopo essere caduto rovinosamente, ha attivato il suo Spot Gen 3. Questo ha inviato la sua posizione addirittura negli Stati Uniti. Da qui la chiamata è rimbalzata alla centrale di soccorso più vicina e quindi ai vigili del fuoco che, in pochissimo tempo, avendo le coordinate precise della posizione del ferito, lo hanno individuato e recuperato.
Poche ore e, quasi certamente, sarebbe morto. Domenica la temperatura, in alta Valle Maira, a 2800 metri di quota, era sotto zero già verso le 16. Se non lo avessero individuato per tempo, probabilmente ne sarebbe passato troppo per trovarlo ancora vivo.
E' lo stesso Marco, ricoverato in ospedale in attesa dell'intervento, a raccontarci l'accaduto. "Domenica, dopo essere arrivato sulla cima del Chersogno, ho iniziato a scendere con l'idea di fermarmi a mangiare un boccone al Rifugio Bonfante. Lo vedevo, ero a poche decine di metri dal sentiero. C'era un nevaio. Ho messo i ramponi ma, nel farlo, sono scivolato di sedere sul ghiaccio, senza riuscire a fermarmi. Sono finito violentemente contro una roccia. Se non ci fosse stata, forse mi sarei semplicemente rialzato. Invece ho rotto tibia e perone in modo scomposto. Faceva freddo, ho capito che avevo poche ore di autonomia. E così ho usato il dispositivo. Ce l'ho da quattro anni ma non ne avevo mai avuto bisogno. Ora so che mi ha salvato la vita".
Spot si attacca allo zaino; si mette nella giacca. E' piccolo e, soprattutto, ha un costo contenuto, attorno ai 200 euro. "Io l'ho comprato di seconda mano" - racconta ancora Marco, originario del Lazio ma da diversi anni qui a Cuneo, dove gestisce una Casa famiglia della Comunità Papa Giovanni.
Ha deciso di comprarlo proprio perché ama andare in montagna da solo, nel silenzio e nella pace. "Anche chi è a casa può seguire i tuoi spostamenti. Se non torni o ritardi, chi ti aspetta può individuare con precisione la tua posizione e capire se sei in pericolo, fuori sentiero, così da poter dare l'allarme. Racconto questa storia perché credo che chiunque vada in montagna in solitaria o faccia cose alpinistiche, come me, dovrebbe averlo. Certo, uno si augura di non doverlo mai usare. Ma può accadere", aggiunge Marco che, per almeno sei mesi, in montagna non ci potrà andare.
I tempi di recupero saranno lunghi, infatti. Ma potrà tornarci, appunto. Grazie soprattutto a quel piccolo dispositivo che ha perfettamente segnalato la sua posizione, consentendo ai vigili del fuoco del nucleo elicotteri di soccorrerlo e quindi di salvarlo.
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