Non c’è una storia che Sara Rattaro possa non scrivere in maniera eccellente. Non c’è una fascia d’età, o un genere di pubblico, al quale Sara Rattaro possa non rivolgersi. Basterebbero queste due premesse, e niente altro, per parlare del livello che ha raggiunto questa ormai popolarissima e amatissima scrittrice pegliese, diventata ampiamente di livello e prestigio nazionali, da dieci anni a questa parte. Ma siccome le parole è bello usarle, allora vanno usate per raccontare il suo ultimo libro, uscito nei giorni scorsi per i tipi di Mondadori.
Chi segue i lavori di Sara sa che, da un po’ di tempo, affianca alla sua attività di romanzi per i grandi anche la realizzazione di volumi destinati a un pubblico di adolescenti. È il filone ‘mondadoriano’ della produzione di Sara Rattaro, che è giunto al quinto episodio, alla quinta avventura, alla quinta persona che la scrittrice di rende così nuovamente importante, così amata e così apprezzata e apprezzabile.
“Ho iniziato - racconta - con Albert Sabin, l’inventore del vaccino contro la poliomelite. Poi ho proseguito con Nellie Bly, la prima donna della storia che si occupò di giornalismo investigativo. Quindi, ecco il fisico Ettore Majorana e Giorgio Perlasca, che salvò migliaia di ebrei dalla deportazione durante la Seconda Guerra Mondiale”.
Adesso, tocca nuovamente a una donna: la protagonista di ‘La donna che salvò la bellezza’ (Mondadori, pagine 288, euro 16,50) è Fernanda Wittgens, “la prima direttrice della Pinacoteca di Brera a Milano. Oltre a dare un’impronta innovativa al museo, salvò anche lei moltissimi ebrei, aiutandoli a mettersi in salvo”.
Siamo nella Milano del 1940, l’Italia sta per entrare in guerra “e Fernanda Wittgens vince il concorso per dirigere la Pinacoteca, dal momento che il precedente direttore è stato allontanato in quanto ebreo. Lei ha subito il coraggio di prendere decisioni forti e quando c’è da mettere in salvo le opere d’arte conservate nei musei milanesi, non si tira mai indietro. E, approfittando della sua posizione, decide di aiutare ebrei e perseguitati a espatriare e a mettersi in salvo. Come? Facendoli salire tra le casse delle opere d’arte e portandoli il più possibile vicino al confine. Per questa sua opera meritoria è considerata una giusta fra le nazioni”.
Ma, al tempo stesso, Fernanda Wittgens era una donna da riscoprire, per tutto quello che ha saputo fare, per tutto il bene che ha sparso a beneficio dell’umanità intera: “Io la sua storia non la conoscevo - racconta Sara Rattaro - Poi, sono entrata in contatto con questa straordinaria donna nel momento in cui stavo studiando la storia di Rose Valland, che invece era francese. Da quel momento in poi, ho sentito l’urgenza e l’impegno morale e civile di tornare a far conoscere la storia e la vicenda umana di Fernanda Wittgens. È un libro che ben si adatta agli studenti delle scuole medie, ma anche al biennio delle superiori”.
La storia di Fernanda, personaggio realmente esistito, s’incrocia, come accade pure negli altri libri di questa serie, con quella di due personaggi d’invenzione. Rachele è solo una ragazzina quando, nel 1939, vengono promulgate le leggi razziali e la sua vita di colpo cambia. “Per lei, ebrea, niente più scuola, niente più amici e una paura strisciante che riempie le sue giornate. Per fortuna incontra un ragazzo che le dà la forza per affrontare i terribili cambiamenti che sconvolgono la sua esistenza. Vittorio ha appena quindici anni, eppure ha un coraggio sconfinato. Lavora, per volere del padre fascista, come uomo di fatica alla Pinacoteca di Brera, fianco a fianco con la direttrice Fernanda Wittgens, che aiuterà nella sua straordinaria missione”. Tra le pagine di Sara Rattaro, emerge benissimo la figura di questa donna, che con coraggio ha sfidato il nazifascismo e ha salvato non solo opere di inestimabile valore, ma anche vite umane.
La presentazione di ‘La donna che salvò la bellezza’ è fissata per mercoledì 22 novembre, alle ore 18,30, presso la Galleria Studio Rossetti di via Chiabrera 33 rosso: “Spero - conclude Sara Rattaro - che il libro possa entrar bene nei circuiti scolastici. Perché la storia di questa donna meritava proprio di essere raccontata”. Se poi a farlo è una penna sopraffina, con una sensibilità più unica che rara, allora la missione è ancora più compiuta. È difficile, al giorno d’oggi, far passare e, soprattutto, far piacere alle nuove generazioni personaggi del passato. Sara Rattaro ci riesce, e allora i suoi esperimenti sono un patrimonio da considerare prezioso: una lettura che fa crescere, oltre che intrattenere. Compito della buona scuola, è intercettare autrici come Sara, e farne tesoro. Che diventa una gran fortuna per tutti.
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