Si avvia alla conclusione il processo Breakfast a Reggio Calabria. All’udienza di oggi in Corte d’Appello il sostituto procuratore generale Maria Pellegrino ha rilevato la prescrizione del reato contestato al sindaco di Imperia Claudio Scajola ribadendo il “non doversi procedere nei confronti per il reato al capo C per sopravvenuta prescrizione del reato”.
Il reato è quello relativo alla procurata inosservanza della pena.
E sempre la richiesta di prescrizione è stata formulata anche per gli altri due imputati Mariagrazia Fiordelisi e Martino Antonio Politi, ex collaboratori di Amedeo Matacena, per i quali la Pg aveva impugnato l’assoluzione in primo grado.
Il sostituto procuratore ha evidenziato come la sua richiesta sia diventata quasi inevitabile dopo il rigetto della richiesta di audizione del collaboratore di giustizia Giuseppe Stefano Tito Liuzzo, avvenuto in occasione della precedente udienza. “Stante il rigetto – ha detto Pellegrino - non rimaner molto spazio per la discussione, né esistono prove idonee a contestare contestare l’aggravante mafiosa”.
Assente in aula Scajola, reduce da un intervento chirurgico, e alle prese con la riabilitazione che lo impegnerà per almeno due mesi per come rappresentato dalla difesa composta dagli avvocati Patrizia Morello ed Elisabetta Busuito che hanno richiesto alla Corte un rinvio adeguato per consentire la sua presenza in aula alla prossima udienza, quando saranno ascoltate le arringhe relative alla posizione dell’ex ministro.
I magistrati hanno accordato dunque il rinvio al 13 marzo del 2024.
Il sindaco di Imperia Claudio Scajola era stato condannato in primo grado a due anni di reclusione, nel gennaio 2020, per procurata inosservanza della pena, con l’accusa di avere favorito la latitanza a Dubai dell’ex deputato di Forza Italia Amedeo Matacena, dopo che quest’ultimo aveva ricevuto un ordine di carcerazione per concorso esterno in associazione mafiosa.
Matacena, morto il 16 settembre 2022, avrebbe dovuto scontare 3 anni di carcere. Come si ricorderà erano stati gli avvocati di Scajola a sollevare l’avvenuta prescrizione del reato.
E sempre la prescrizione, aveva già fatto uscire dal processo Roberta Sacco, la segretaria tuttofare di Scajola all’epoca dei fatti
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