Il potere catartico del teatro darà presto il suo contributo per svelare e allontanare i pregiudizi di un mondo, quello carcerario, per sua natura nascosto agli occhi del grande pubblico.
La neo direttrice Giuseppina Piscioneri spiega cosa vuol significa quando un simile progetto entra in una casa circondariale: "Sono direttore ad Asti da 6 mesi oltre Alba e Vercelli: queste esperienze sono fondamentali per il recupero sociale. Lavoriamo con volontari e tutta l'equipe per la sicurezza e la realizzazione con la finalità di recuperare le persone: condivido in pieno questa attività che consente, almeno quel giorno di poter esprimere le proprie emozioni da portare all'esterno. E' un ponte tra il carcere e l'esterno"
Ad Asti il carcere è una presenza forte: conta circa 300 persone divise in 6 bracci ed è un carcere di massima sicurezza.
È ai bordi della città , una città che ospita anche parenti dei detenuti ed è una realtà che non deve essere avulsa dal contesto.
Ed è per questo che le associazioni Agar Aps ed Effatà, portano avanti iniziative che sensibilizzano cittadini, scuole e artisti verso una realtà complessa, contraddittoria, difficile e umanamente forte.
Dopo la partita di calcio del 16 settembre all'interno dell'istituto penitenziario tra detenuti e Crasl At, entra nel vivo il progetto "La città entra in carcere - Teatro oltre", in collaborazione con la Casa Circondariale di Asti, il Teatro Alfieri e l’Assessorato alla Cultura del Comune.
"Un progetto che serve a mostrare una parte diversa d sé stessi"
"E' un progetto che parte in realtà il 7 novembre con una replica per le famiglie - spiega Silvana Nosenzo di Agar Teatro - sarà un momento importante, sia per i loro parenti che arrivano dal sud o dall'estero che servirà a mostrare loro una parte diversa di sé stessi".
"Hanno deciso di chiamarsi teatro oltre per il gran significato che significa la frase "andare oltre", soprattutto per la popolazione carceraria" conclude.
"Avessi incontrato il teatro 30 anni fa la nostra vita sarebbe cambiata significativamente, ci hanno detto in molti", rimarca Mario Li Santi, anche lui attore nella compagnia di Agar Teatro.
Debora Chiarle spiega l'area trattamentale dove si trovano i15 reclusi' "c'è anche l'aspetto della scenografia e loro sono anche coinvolti con passione nell'allestimento".
"Portiamo il progetto Fine pena ora nelle scuole, iniziando dal Monti - aggiunge Beppe Passarino, che con l'Associazione Effatà è da sempre al fianco delle problematiche della reclusione - ci siamo assunti l'onere dei costi ma riteniamo siano soldi ben spesi. L'idea era unire studenti a detenuti ma per motivi di sicurezza solo 60 detenuti potranno assistere".
Uno spettacolo per eliminare i pregiudizi
Per avvicinare l'arte alla vita di reclusione , sabato 18 novembre alle 10, Teatro Oltre presenterà "Arte oltre i pregiudizi" un testo collettivo
"Un picnic di tre disperati "è l'altro appuntamento in programma. Uno spettacolo per la regia di Pellegrino Delfino, Mario Li Santi e Silvana Nosenzo.
"La seconda recita un picnic di tre disperati è scritta da uno di loro M.C , inizialmente scritta in napoletano. Due spettacoli di Agar saranno portati in carcere e ci saranno diversi altri spettacoli in primavera" spiegano dalla compagnia.
Prenotazione obbligatoria entro 8 novembre a biglietteriateatroalfieri@comune.at.it allegando copia della carta di identità in PDF.
Occorrerà presentarsi all'ingresso un'ora prima.
I biglietti costano 10 euro
La partita del 16 settembre (gruppo della squadra dei detenuti)
Un variegato mondo quello penitenziario, un mondo dove chi ha sbagliato lo ha fatto in modo grave, ma che deve trovare, pur pagando un prezzo alto, una dimensione di pseudo normalità.
E l'arte può trovare i linguaggi giusti offrendo aderenza alla realtà con azioni che informino e aiutino contestualmente. In questi ultimi anni sono stati fatti progetti agricoli e presepi realizzati dai detenuti che sono stati esposti e ammirati.
"L'amministrazione sostiene convintamente il progetto di teatro in carcere in quanto strumento di cambiamento per i detenuti e del mondo carcerario - commentano il sindaco Maurizio Rasero e l'assessore alla Cultura Paride Candelaresi.
"La pratica del teatro rappresenta un’esperienza formativa che aiuta le persone a riscoprire capacità personali e allo stesso tempo consente di sperimentare diverse modalità di espressione, basate su rapporti di collaborazione, condivisione e scambio".
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