In via Solferino, a Castellanza, non c’è molta voglia di commentare quanto accaduto questa notte al numero 2, quando Renato Oggioni, 83enne, avrebbe accoltellato la moglie, Carla Marmonti, riducendola in fin di vita, e poi si sarebbe gettato dal quarto piano, morendo sul colpo (LEGGI QUI). Bocche chiuse, da parte dei residenti, non per scontrosità ma per pudore, per scarsa conoscenza, per incredulità.
Stando ad alcuni inquilini, l’appartamento di marito e moglie si affaccerebbe sul lato opposto del condominio rispetto a quello d’ingresso. «Quei signori ci abitano da 40 anni – ricorda un inquilino del primo piano – io li vedo da 20, da quando sono venuto a vivere qui». “Qui” è un immobile all’angolo tra una traversa tranquilla, poco frequentata, e la Saronnese, percorsa da un traffico rumoroso e intenso. Sull’arteria, le tante auto sono prevalentemente di passaggio, solo verso sera i sushi restaurant della zona attirano visitatori che parcheggiano e si fermano. La via secondaria, invece, complice l’assenza di bar e di attività commerciali, è frequentata quasi esclusivamente dagli abitanti dei civici 2 e 4. Alcuni di loro, anche a distanza di ore, non sanno che cosa sia accaduto. Anche perché c’è chi si è trasferito da poche settimane, chi ha appena rogitato: il passaparola è finito un po’ in sordina.
«Qui – osserva una donna che frequenta per lavoro i palazzi – di famiglie giovani ce ne sono, ma non molte. È più facile trovare anziani che, magari, non si sono accorti di quello che è successo. O non hanno capito, per la difficoltà a muoversi». Tra quanti sanno, del resto, l’incredulità è il minimo comune denominatore, indipendentemente dall’anagrafe. Un’inquilina dell’immobile “gemello” si limita a dire che non si capacita, prima di attraversare la strada e di correre in casa: il cane l'ha sentita arrivare, abbaia dalla finestra. Una vicina, appartamento sullo stesso piano in cui è avvenuto il fatto, sgrana gli occhi e si limita a poche parole: «Due persone normalissime, gentili. Sì, si vedevano, più che altro lui. Ci si scambiava un saluto, niente di che. Non avrei mai immaginato nulla del genere».
In tanti si spiegano in ritardo il motivo che ha portato in via Solferino soccorsi e forze dell’ordine, un disturbo evidentemente relativo. Un vicino, macellaio in pensione, quasi coetaneo di Renato Oggioni, conferma che la coppia viveva lì da decenni. E che, da quanto gli risultasse, i due non avevano figli. Alle spalle, aggiunge, forse c’era stata una piccola azienda, un’attività in proprio. Quando scopre l’ipotesi sugli avvenimenti della notte, quasi sbotta: «Ma no, non è possibile! Non ci credo. Non li ho mai sentiti litigare. E non mi pare ci fossero preoccupazioni legate ai soldi. Lui l’ho incontrato anche ieri mattina, qui all’ingresso. Ripeto: non ci credo».
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