In dieci anni, la nazionale italiana di calcio amputati è passata dal disputare incontri amichevoli a raggiungere i quarti di finale ai mondiali, e a vincere, il 10 settembre, la Nations League di categoria B, conquistando il passaggio nella prima divisione. A seguirne la preparazione atletica in quest’ultima competizione è stato Maurizio Allasia, di Virle Piemonte, dopo cinque anni da fisioterapista della squadra.
“Non riesco a descrivere le emozioni che ho provato, sono troppo forti – ammette Allasia, che ha uno studio a None –: il percorso è stato molto lungo e difficile, e la vittoria dell’ultima partita, gli sguardi colmi di felicità e gli abbracci sono stati il premio per tutti i nostri sacrifici, della squadra e dello staff”. La preparazione per questo torneo inizia a maggio, a distanza: “La condizione atletica di molti era terribile: ho mandato esercizi e allenamenti molto duri da eseguire in autonomia, perché gli atleti vengono da tutta Italia e non ci sono le disponibilità economiche tali da garantire un allenamento di squadra costante” spiega. Le condizioni complessive migliorano, e al ritiro di luglio a Coverciano si inizia a lavorare di squadra, per arrivare al torneo di Nations League ad Annecy, dall’8 al 10 settembre. Tre vittorie schiaccianti contro Germania, Irlanda e Francia consegnano agli italiani il titolo. “Dopo mesi di allenamento intenso, senza sentire mai alcuna lamentela, le prestazioni sono state straordinarie, e per chi sa cosa c’è dietro, commoventi” rivela Allasia.
Sono stati quattordici gli atleti convocati: per far parte della squadra, i giocatori in campo possono avere entrambe le mani, ma solo una gamba, mentre i portieri possono avere due piedi ma solo una mano. “Queste persone sono forze della natura, e non hanno niente di meno rispetto agli altri, come si potrebbe pensare, ma sicuramente qualcosa di più. Staresti per ore ad ascoltare le loro storie: per me la squadra è un rifugio, un porto sicuro dalla vita frenetica di tutti i giorni” commenta il preparatore atletico, che ha un lungo trascorso da giocatore, iniziato nelle giovanili del Pancalieri. “Nonostante i loro ultimi grandi successi, come questa vittoria e l’ottavo posto ai mondiali di Istanbul dell’anno scorso, non c’è nessun seguito mediatico, nessuna conoscenza di questo mondo: in luoghi come la Turchia, ad esempio, gli atleti sono professionisti, con partite a cui assistono decine di migliaia di spettatori. Spero che qui in Italia le condizioni possano migliorare e l’attenzione crescere, e lo auguro alla squadra insieme a tanti altri successi, perché se li meritano davvero” conclude.
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