Una ferita che non si è ancora rimarginata, per Torino. E che forse non lo farà mai. Ma quella di oggi, nella tragica vicenda della ThyssenKrupp (in cui morirono sette operai), la notte del 5 dicembre 2007, è una giornata che segna un passaggio dal grande significato.
Harald Espenhahn, all'epoca amministratore delegato dell'azienda, ha varcato la soglia del carcere per scontare la detenzione. Sono passati 5726 giorni da quei fatti. Ma nel frattempo, tra ricorsi e cavilli, la condanna non si era mai concretizzata nei suoi effetti.
"Quei 5 anni - scrive sul proprio profilo Facebook Antonio Boccuzzi, anche lui operai alla Thyssen, quella notte e superstite del rogo - saranno ulteriormente ridimensionati. Lo sappiamo e non ci facciamo strane o vane illusioni, ma un passo è stato compiuto e questo non ce lo porta via nessuno. Dopo la condanna, solo gli italiani però varcano la soglia del carcere il mattino successivo alla sentenza.
I tedeschi continuano a fare quello che facevano prima, come nulla fosse; più forti della giustizia e dello Stato in cui sembrava giustizia si fosse compiuta".
"Dopo 5726 giorni il signor Harald Espenhahn dopo tanto correre, scappare dalla giustizia ha varcato la soglia del carcere. Non è un risarcimento, non è vendetta - aggiunge -. E' solamente l'unico epilogo che si sarebbe già dovuto compiere da tempo e che è stato solo rimandato. Non abbiamo mai perso quel barlume di fiducia che ci ha spinto sempre a lottare a non pensare che a vincere siano sempre i potenti prepotenti ma che questa volta sarebbe stato diverso. Lo dovevamo a noi, ai nostri cari e a tutti coloro che perdono la vita lavorando".
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