Dopo un lungo e attento lavoro, che si potrebbe definire certosino da parte del sostituto procuratore Stefano Puppo e dell'aggiunto Francesco Pinto, l'inchiesta 'bis' sul ponte Morandi è alle battute conclusive. Sulla scrivania del giudice per le indagini preliminari Alberto Lippini è arrivata la richiesta di rinvio a giudizio per tutti i 47 indagati, di cui dodici hanno presentato proposta di patteggiamento. Il fascicolo 'monstre' sarà esaminato attentamente dal gip, ma la decisione sul rinvio a giudizio, secondo quanto filtra dal palazzo di giustizia, non arriverà prima di ottobre.
Quella sul Morandi 'bis' è un'inchiesta che parte dalle ceneri del filone principale che riguarda il crollo del ponte Morandi del 14 agosto 2018 e che costò la vita a 43 persone. Il secondo filone si concentra sui presunti falsi report sui viadotti, che avrebbero dovuto essere eseguiti dai tecnici e commissionati dai dirigenti Aspi; falsi perché secondo l'accusa non sono mai stati fatti e lo si è visto il 30 dicembre 2019, quando per miracolo nessuno rimase ferito dal crollo di tre tonnellate di cemento dalla volta della galleria Bertè, in A26.
Tra i 47 indagati, oltre la metà sono già sotto processo nel filone principale sul crollo del ponte Morandi. Ci sono tecnici e dirigenti di Autostrade, tra cui l'ex ad Giovanni Castellucci. Insieme a lui, nel Morandi 'bis' potrebbero andare a processo l'ex direttore centrale operazioni di Aspi Paolo Berti e l'ex responsabile delle manutenzioni Michele Donferri Mitelli.
Le accuse a vario titolo vanno da falso, attentato alla sicurezza dei trasporti e disastro colposo per quanto riguarda la galleria Bertè e turbativa d'asta per la parte riguardante le barriere fonoassorbenti che, come è emerso dall'inchiesta, con vento forte rischiavano di colpire le auto in transito.
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