Il Nazionale

Cronaca | 12 luglio 2023, 09:35

Ddl Femminicidi, a 360° con il giudice Fiorenza Giorgi: "Bisogna rimuovere il meccanismo del mutismo, le donne devono smettere di sopportare"

Nel savonese sono 116 le richieste di misura cautelare nel 2022 e più di 50 riguardavano reati legati alla violenza di genere

Ddl Femminicidi, a 360° con il giudice Fiorenza Giorgi: "Bisogna rimuovere il meccanismo del mutismo, le donne devono smettere di sopportare"

116 richieste di misura cautelare del 2022 e più di 50 riguardavano reati legati alla violenza di genere. Numeri impressionanti che riguardano il savonese e che negli ultimi anni hanno visto purtroppo morire sotto i colpi dei loro aguzzini Janira D'Amato, Deborah Ballesio, Jessica Novaro, Nadia Zanatta e Danjela Neza.

Il Consiglio dei Ministri lo scorso giugno dopo l'omicidio di Giulia Tramontano, 29enne uccisa brutalmente dall'ex compagno insieme al bimbo che portava in grembo, ha approvato un disegno di legge che ha lo scopo di introdurre disposizioni per il contrasto alla violenza sulle donne e contro la violenza domestica.

Con il provvedimento, il Governo intende: velocizzare le valutazioni preventive sui rischi che corrono le potenziali vittime di femminicidio o di reati di violenza contro le donne o in ambito domestico; rendere più efficaci le azioni di protezione preventiva; rafforzare le misure contro la reiterazione dei reati a danno delle donne e la recidiva; migliorare la tutela complessiva delle vittime di violenza.

Ne abbiamo parlato con il giudice del Tribunale di Savona Fiorenza Giorgi, che da sempre è in prima linea sulla lotta contro la violenza sulle donne.

"Apparentemente è un passo avanti, però secondo me questo potrebbe servire a poco, in quanto il problema va risolto a monte. Le vittime devono ricorrere alla polizia, da una sciocchezza di oggi si può trasformare in un pericolo di domani, perche il molestatore penserà che si può permettere sempre di più. Per la vittima, che entra così in un circolo distruttivo, diventa sempre piu difficile uscirne e chiedere aiuto" ha detto il giudice.

Tra le misure previste anche una distanza minima di 500 metri in caso di divieto di avvicinamento.

"Nel divieto di avvicinamento non c'era una distanza e il giudice valutava a quanti metri il molestatore doveva stare distante. Ora si prevede 500 metri che va bene se siamo in una città ma se accade in piccole realtà?" prosegue il giudice.

Nel decreto legge è prevista anche la modifica degli obblighi ai quali il condannato deve soggiacere per accedere alla sospensione condizionale della pena. Si integra la previsione per cui, nei casi di condanna per alcuni specifici delitti, la sospensione condizionale della pena è subordinata alla partecipazione a specifici percorsi di recupero, stabilendo che non è sufficiente la mera “partecipazione” ma è necessario anche il superamento dei percorsi con esito favorevole, accertato dal giudice. 

"La legge sul codice rosso subordina la sospensione condizionale della pena per maltrattamenti ed atti persecutori alla frequenza di determinati corsi in enti e associazioni che recuperino il soggetto violento. A Savona, grazie al dottor Carrozzino (direttore della Struttura Complessa Servizio Dipendenze afferente al Dipartimento Salute Mentale e Dipendenze dell'Asl2. ndr), abbiamo fatto una sorta di protocollo d'intesa per cui queste persone prendono contatti con l'Asl, che fa una prima scrematura (per capire se ci sono patologie e allora li prendono in carico) o se valutano di una dipendenza da sostanze stupefacenti e alcoliche (e vengono quindi avviati al Sert), oppure in caso siano persone maltrattanti vengono inviati in queste associazioni. Per questo ci vuole anche un accreditamento e una scrematura delle stesse. Al momento sull'ufficio di esecuzione penale esterna (UEPE), che è già sottodimensionato, viene a ricadere la scelta di queste associazioni e saranno ancora più in difficoltà e tutto ciò rischia di finire nel limbo delle belle intenzioni".

 Le tempistiche più ristrette di intervento e dei processi rischiano però di essere "un'arma a doppio taglio". Anche perché le risorse sono ridotte.

"Per fare bene occorre fare presto secondo il legislatore, ma non si può pensare di dire all'ufficio giudiziario di essere veloci invece di porsi il fatto che sia ancora qualcosa da raccogliere come la documentazione e le testimonianze, diverse dalla persona offesa - precisa il giudice - Tutte questi leggi compresi i ddl si concludono sempre con la clausola di invarianza finanziaria e senza nuove assunzioni, senza aumentare i mezzi e le persone in servizio alla polizia giudiziaria, ai servizi sociali, nei tribunali, in Procura, è inutile che si facciano queste cose. Se siamo pochi rischiamo di aumentare il numero degli errori".

Infine un appello a tutte le donne, di non avere paura, di denunciare senza far passare tanto tempo.

"Il problema non sono e non devono mai essere le donne che denunciano, ma chi denuncia e rimette poi la querela per diversi fattori - conclude Fiorenza Giorgi -Le donne non hanno imparato che devono essere le prime a impegnarsi per la loro tutela. Le prime che devono dare voce sono le vittime stesse, bisogna rimuovere il meccanismo del mutismo di fronte a una sottocultura che è diffusa trasversalmente e che va combattuta prima di tutto con un assoluto cambio di passo. le donne devono smettere di sopportare".

 

 

 

 

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