Il Nazionale

Cronaca | 16 giugno 2023, 10:26

Processo Scagni, le lacrime della nonna: "Ho detto a mio genero 'Andiamo da Alice', l'avremmo salvata"

“Alberto era molto timido da bambino, non avrei mai pensato diventasse un delinquente”. In aula la testimonianza della nonna di Alice e Alberto

Processo Scagni, le lacrime della nonna: "Ho detto a mio genero 'Andiamo da Alice', l'avremmo salvata"

Alberto era molto timido da bambino, non avrei mai pensato diventasse un delinquente”. Non è riuscita a trattenere le lacrime Albera Lodovica, nonna di Alice e Alberto Scagni. L'anziana questa mattina è stata sentita come teste del pubblico ministero Paola Crispo alla seconda udienza del processo sul brutale omicidio di Alice, commesso da Alberto il primo maggio del 2022.

La donna ha detto di aver accudito Alberto quando era piccolo, poi crescendo “ci sono stati dietro i genitori, già a 17 anni faceva quello che voleva lui”. Dai racconti della nonna, Alberto ha subito un cambiamento repentino nell'ultimo anno. Non mi aveva mai chiesto denaro, da quando era bambino gli facevo dei regali durante le feste, ma l'anno scorso ha iniziato a chiedere denaro. Mi ha detto che voleva 50 mila euro. Gli ho risposto 'te ne do 50', lui mi ha chiesto: 'cosa me ne faccio?'”.

Nel corso della testimonianza, Albera Lodovica, che abitava accanto ad Alberto in via Balbi Piovera, ha raccontato di quando nell'ultimo periodo prima di uccidere Alice, Alberto la cercava insistentemente. “Mi telefonata: 'nonna ti devo parlare, mi apri?' A volte veniva e mi spaventava, scappavo, vedevo che aveva la faccia stravolta. Questo è successo un paio di settimane prima”.

A volte Alberto, che ha assistito impassibile al racconto seduto accanto al suo avvocato, Alberto Caselli Lapeschi che oggi sostituisce Mirko Bettoli, riusciva a introdursi direttamente a casa della nonna, a nulla è servito cambiare sette volte la serratura. “Mi rubava le chiavi, non so come facesse a entrare. Le nascondevo ma era capace di trovarle, forse quando andavo a messa il sabato pomeriggio. Non ha mai avuto le chiavi di casa mia, mi spaventava, si infilava nel corridoio e cominciava a girare. La prima volta che è entrato mi ha preso per il collo, è successo qualche anno fa. Lo vedevo con la faccia stravolta, gli aprivo ma scappavo dalla vicina”.

Durante il racconto emerge il conflitto familiare tra la nonna e i genitori di Alberto e Alice, che ieri tramite il loro avvocato Fabio Anselmo hanno rinunciato alla costituzione di parte civile, uscendo così dal processo. “A mia figlia – ha detto l'anziana – dicevo che dovevo continuamente cambiare la serratura, ma non se n'è mai interessata, quando mi lamentavo mi diceva 'ha 40 anni e sa quel che deve fare'”.

La nonna ha riferito di aver chiamato la polizia per tre volte prima che Alberto uccidesse la sorella. “Una volta l'ho sentito sfondare qualcosa, penso un armadio in casa sua, poi è venuto a picchiare sulla mia porta. Avevo paura, ho chiamato la polizia, gli agenti mi hanno chiesto se lo avessi visto mentre colpiva la porta, ma non avevo lo spioncino, non potevo vederlo. Avrei dovuto denunciarlo, dirgli che l'avevo visto, mia figlia però mi avrebbe ammazzata”.

Poi l'episodio del principio di incendio alla porta di casa della nonna, il giorno prima dell'omicidio. “Credo abbia buttato del liquido infiammabile, io la porta l'ho sempre tenuta bene, ma neanche in quel caso l'ho visto non avendo lo spioncino”.

Il primo maggio, poche ore prima del delitto, Graziano Scagni ha telefonato alla donna. “Mi ha telefonato mio genero, mi ha detto: 'preparati che ti porto via, ti porto in Piemonte'. 'Io non vengo', ho risposto, 'la dottoressa ha detto che dobbiamo metterci tutti al sicuro'. Ho telefonato a mia figlia, le ho chiesto se potevo dormire da lei, mi ha detto di no, ho chiamato Alice, ma mi ha risposto che il giorno dopo avrebbe dovuto fare delle cose, ho pensato dovesse accompagnare il figlio a una visita”.

Quando il genero della donna e padre di Alice e Alberto è andato a prenderla, lei racconta di avergli proposto di passare a casa di Alice. “Gliel'ho detto cento volte: 'andiamo da Alice', (la donna scoppia in lacrime) ma mio genero diceva di no, che ci voleva un'ora per andare da Alice... l'avremmo salvata. Io non sapevo come arrivare a casa di Alice, c'ero stata solo due volte, ma col senno di poi potevo scendere dalla macchina, prendere l'autobus, mi avrebbero aiutata se avessi chiesto come arrivarci”.

Il racconto si è concluso con un attacco ai genitori di Alice e Alberto: “Cosa stai ad aspettare la polizia, perché non sono intervenuti?”.

Francesco Li Noce

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