“Basta lunghe attese nei pronto soccorso, basta aggressioni ai lavoratori della sanità e basta privatizzazione”. Questo il grido di protesta che questa mattina ha animato la manifestazione indetta dalla Cgil per chiedere l'attuazione di un piano straordinario di assunzioni e stabilizzazione della sanità ligure che dovrà prevedere la diminuzione delle liste d'attesa, l'ampliamento dei posti letto negli ospedali, maggiori servizi sul territorio per anziani e soggetti fragili, più risorse nei fondi sanitari regionali e nazionali e un piano di manutenzione per ristrutturare le strutture sanitarie.
“C'è un sistema, - ha commentato Igor Magni, segretario generale della Camera del Lavoro della città metropolitana - che è quello della sanità regionale e di Genova che non regge più. È una crisi che ha radici anche a livello nazionale, ma siamo di fronte a un'implosione della sanità pubblica con delle spinte fortissime che non sono di oggi, ma di molto tempo ormai, a una sanità privata che può starci, ma che deve essere complementare e non certo sostitutiva. Il tentativo nostro è di iniziare un percorso di mobilitazione per provare a ristabilire le cose come dovrebbero e come dice la nostra Costituzione, cioè una sanità garantita a tutti i cittadini senza spese aggiuntive e soprattutto il tentativo di saldare il rapporto tra i cittadini e gli operatori della sanità. Troppo spesso vediamo aggressioni nei confronti di lavoratori che stanno facendo il mille per mille, perché sono pochi, non ci sono medici, non c'è personale, non ci sono strutture, perché le risorse sono poche, perché i pronto soccorso, vista la mancanza di posti letto prolungano le attese fino a una media di dieci ore, arrivando anche a diciassette”.
Quella di oggi è la prima delle quattro manifestazioni indette nelle quattro province liguri. “Siamo di fronte a un'emergenza, - ha commentato il segretario generale della Cgil Maurizio Calà - nei pronto soccorso si scarica tutto quello che nella sanità non va bene. Spesso questo diventa uno scontro tra i pazienti che cercano la salute e gli operatori che sono costretti a essere l'elemento che dice 'io sono la sanità', ma loro sono solo quel pezzo di sanità che risponde comunque, in ogni caso, 365 giorni l'anno. Siamo qui per dare solidarietà e mettere insieme operatori e pazienti, sapendo che qualcuno bisogna faccia il suo mestiere”.
"Il governo nazionale – continua Calà – ha deciso di tagliare il fondo sanitario nazionale, il prossimo anno ci saranno 3,3 miliardi in meno, e il governo regionale deve smettere di fare i piani sanitari metaforici e deve agire su quello che oggi non funziona, penso a potenziare i pronto soccorso, il personale, potenziare la diagnostica, ma penso anche a intervenire su altre questioni come la mobilità sanitaria. La Regione oggi paga 500 milioni di euro alle altre regioni perché le persone vanno a curarsi altrove”.
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