Esterno giorno, via Garibaldi, salotto della città. E' questa la scena finale del film di Silvio Berlusconi a Torino. Era l'epoca della campagna elettorale per le Regionali nel 2019 e il leader di Forza Italia si spese scendendo in campo a sostegno del candidato del centrodestra (poi vincitore), Alberto Cirio, proveniente proprio dal suo partito.
Mai la "scintilla"
Un film che in realtà si muove su un copione piuttosto scarno di sceneggiatura: non si sa per quale motivo, ma tra Silvio Berlusconi e la città della Mole non è mai scattata la scintilla. Troppo "milanese" lui, nei modi prima che nella visione del mondo, troppo sabauda la città dei Savoia. Quasi a confermare un dualismo tra Po e Madonnina che nemmeno il tempo scalfisce.
Via Garibaldi e poi il Golden Palace
All'epoca, però, fu un bagno di folla. In una giornata che prevedeva anche la partecipazione all'incontro ufficiale organizzato al Golden Palace, infatti, Berlusconi volle fare un giro a piedi, proprio insieme a Cirio, in via Garibaldi. Strette di mano, fotografie, qualche battuta. Per esempio quella - passata agli archivi - sui portici e sui luoghi ideali per incontrare le belle ragazze, "ma io non ho più l'età".
All'epoca non mancarono nemmeno le contestazioni (da personaggio divisivo quale è stato definito anche oggi, giorno della sua scomparsa). "Buffone", "Hai governato male, hai rovinato l'Italia", alcune delle frasi che gli furono rivolte all'epoca da qualche passante.
Poi l'evento elettorale nell'hotel di lusso. Applausi, l'inno di Forza Italia (diventato a suo modo un brano "pop" anche al di fuori del mondo della politica) e gli attacchi agli avversari politici, all'epoca Sergio Chiamparino, governatore uscente del Piemonte e Chiara Appendino, allora sindaca della città. La Tav, brandita come arma elettorale contro gli oppositori, ma anche una visione dello Stato diametralmente opposta a quella che promuoveva lui.
E le critiche: "La Lombardia ha il PIL al 34.7, mentre il Piemonte al 28. Nella vostra regione poi ci sono più giovani che non trovano lavoro", oppure "Torino ha fatto passi indietro e i negozi chiudono".
Non solo politica: anche calcio e impresa
Ma per Berlusconi, Torino non era solo il territorio dello scontro politico. Era anche la cornice di alcune delle sue nemesi, sia imprenditoriali che calcistiche. Ed entrambe, ovviamente, facevano riferimento alla Famiglia Agnelli.
Se infatti l'Avvocato ha rappresentato l'esempio sabaudo di un certo tipo di fare impresa e di costruzione di un impero economico (là, basato sulla comunicazione, qui sulla produzione di auto), la Juve è stata da sempre e per sempre una delle maggiori antagoniste sul campo, per il suo Milan. Anche se furono molte le occasioni in cui riuscì ad averne ragione. E non mancarono le polemiche quando, ai funerali di Gianni Agnelli, Berlusconi arrivò ai funerali su una auto che non apparteneva al gruppo automobilistico italiano.
Sempre nel mondo del calcio, poi, Torino mostra anche quello che in tanti hanno voluto identificare come un personaggio a sua immagine e somiglianza: quell'Urbano Cairo che, tra La7, Corriere della Sera e Gazzetta dello Sport ha messo radici nel mondo dei media, affiancando anche l'avventura nel calcio di serie A con il Torino, dopo essere stato uno dei collaboratori più vicini a Berlusconi a cavallo tra la fine degli anni Ottanta e l'inizio del decennio successivo.
Con la rottura che si consumò proprio quando il Cavaliere annunciò la sua discesa in campo politico.
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