“Portiamo l’arcobaleno ai bambini, partecipiamo alla loro infanzia: questo ci rende orgogliose”. A dirlo sono le donne, le mamme, le detenute del carcere di Torino. E’ qui, all’interno delle mura dell’istituto penitenziario, che vengono confezionati pennarelli Carioca. I colori che, una volta usciti dalla casa circondariale, vengono spediti in 82 Paesi del mondo.
Una sequenza precisa, per 8 ore al giorno
“Quando si dà una scatola di pennarelli a un bambino non ci si chiede mai chi la fa e cosa c’è dietro”, racconta una delle responsabili del progetto, curato da ZeroGrafica. “Il lavoro delle detenute - prosegue - consente ai bimbi di giocare”. I pennarelli arrivano sfusi e vengono confezionati da 9 detenute in una sequenza precisa, stabilita dall’azienda.
I ritmi sono incessanti, 8 ore al giorno, ma questo consente alle donne in carcere di passare il tempo, lavorare, sentirsi utili. E, soprattutto, di far viaggiare la mente, stimolata da quei colori dell’arcobaleno che loro stesse confezionano. Storie simili a quelle che abbiamo già raccontato e che riguardano la riparazione dei modem, la produzione di pane e articoli da forno e le attività di lavanderia, sempre al carcere delle Vallette.
"Un'attività che ci responsabilizza"
“Per me è importantissimo lavorare qui: sono lontana dalla cella e il tempo passa in un altro modo. Io sono detenuta dal 2017, è cambiato tanto da quando ho iniziato a lavorare. All’inizio il carcere era diverso, non c’erano tante cose da fare: le cooperative ci danno l’opportunità di lavorare”, racconta Miriam (nome di fantasia), detenuta che confeziona pennarelli dall’agosto del 2021.
Il lavoro le ha permesso di riflettere sulla questione della rieducazione: “Noi siamo qui tutti i giorni e quando i responsabili non ci sono lavoriamo da sole, ci sentiamo responsabilizzate: prendiamo molto sul serio la cosa”.
Le detenute riescono a produrre fino a 2.000 pennarelli al giorno, mettendoli in scatole da 50 o 100 pezzi. “Sono qui per pagare per gli errori commessi, ma quando lavorano escono da questa realtà. Attraverso i colori la mente delle donne detenute viaggia: l’idea di creare cose per bambini è motivo d’orgoglio”.
fine della quarta puntata (continua)
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