Il Nazionale

Cronaca | 25 maggio 2023, 06:58

Avrebbero ricevuto 300mila euro falsando le presenze dei migranti nei CAS: tre cooperative alla sbarra

Prosegue in tribunale a Cuneo il processo nato dall’operazione "Lino", condotta dalla Guardia di Finanza della Granda tra il 2017 e il 2020. Sono tre gli imputati, nell'ultima udienza il primo esame

Avrebbero ricevuto 300mila euro falsando le presenze dei migranti nei CAS: tre cooperative alla sbarra

È proseguito a tribunale di Cuneo il procedimento penale volto a far luce su presunte false attestazioni di presenze di migranti in alcuni CAS (centri di accoglienza straordinaria) in Granda che, assenti, si trovavano in Liguria a svolgere alcuni lavori (LEGGI QUI). 

L’operazione “Lino”, condotta dalla Guardia di Finanza tra il 2017 e il 2020, portò alla denuncia e al rinvio a giudizio dei responsabili legali di tre cooperative site nel torinese, incaricate della gestione di alcuni centri di accoglienza straordinaria (CAS), nella provincia di Cuneo.

La loro gestione da parte delle coop nasce in virtù dell’accordo quadro stipulato in fase emergenza migranti che prevedeva erogazioni di fondi a favore di quest'ultime di 34,90 euro da parte della Prefettura per ciascun richiedente asilo ospitato (LEGGI QUI).

In prima battuta, nel mirino degli inquirenti e dell’autorità giudiziaria finì il centro di accoglienza situato Montezemolo. A gestirlo era la cooperativa l’“Immacolata 1892 srl”, incaricata della gestione di altri sei centri nel cuneese: uno a Valdieri, tre a Ceva e due a Borgo San Dalmazzo. Con il prosieguo delle indagini, vennero scoperte anche altre due cooperative verosimilmente coinvolte, “La Casa dell’Immacolata srl” e “Il Tulipano". La prima, gestiva il CAS di Belvedere Langhe, la seconda i centri di Savigliano (Levaldigi), Bene Vagienna e Monterosso Grana. Sotto accusa davanti al giudice Giovanni Mocci per caporalato e truffa si trovano i responsabili legali delle coop. G.B., per “l’Immacolata 1892 srl”; C.B. e G.M., quest’ultimo subentrato in un secondo momento come direttore per “Il Tulipano” ed E.A. per “La Casa dell’Immacolata”.

Il pubblico ministero, sostiene che dietro “al trasferimento arbitrario di migranti in Liguria per svolgere alcune attività edilizie che nulla avrebbero avuto a che fare con l’accordo quadro” si sarebbe celato sfruttamento di lavoro. Altro punto saliente del procedimento è appurare se le cooperative, a cui è contestato il reato di truffa, avessero chiesto il doppio rimborso di 34,50 euro a giorno per ciascun migrante, dal momento che Pietra Ligure erano stati trovati i documenti per poterlo richiedere alla Prefettura.

Nell’ultima udienza tenutasi, G.B, rappresentante legale per “l’Immacolata 1892 srl,  ha deciso di rendere il suo esame di fronte al giudice. “I migranti venivano assegnati alla cooperativa – ha spiegato-. Dopodiché si prendevano le presenze quotidiane: si dava il compito all’operatore all’interno del CAS di raccogliere le firme che poi venivano comunicate. Non c’era un controllo, ci si basava sulla fiducia. Nel caso in cui gli ospiti fossero stati via per seguire alcuni corsi la spesa era comunque a carico nostro. Non era prassi comunicare i loro spostamenti, in quanto avevamo fatto presente alla Prefettura la nostra idea di far svolgere loro un percorso formativo e farli inserire attivamente, come i corsi di costruzioni di muretto a secco. Quando sono arrivate le forze dell’ordine nella sede di Montezemolo, abbiamo fatto presente che gli ospiti erano a svolgere dei corsi. Abbiamo anche offerto di farli rientrare per dimostrare che non erano spariti”.

Quanto all’assenza dei migranti, che come descritto dalla Prefettura, la struttura di Montezemolo sarebbe stata ‘inabitata da un lungo periodo’ con ‘luce disattivata’ e ‘gelido’. L’imputata, sul punto, ha riferito che, rispetto al controllo delle presenze operato dalle autorità, gli ospiti mancavano da pochi giorni: “Era allerta meteo -ha illustrato-. A Montezemolo non c’è il market alimentare per rifornirsi. Non potevamo lasciarli lì. Le stufe a pellet venivano comunque accese all’occorrenza”.

In merito alle forniture da parte delle cooperative ai migranti di beni di prima necessità l’imputata ha dichiarato che a tutti veniva fornito un kit oltre che un credito telefonico e corsi di italiano.

Il 28 settembre i coimputati renderanno l’esame.

CharB.

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