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Sport | 14 maggio 2023, 10:32

FORZA VARESE - Un'emozione chiamata Gianluca Porro: stasera lo rivedremo quel bandierone?

È il giorno della finale salvezza da vincere a Carate Brianza: i tifosi biancorossi s'affidano a chi soffre per loro e non molla mai. E, prima di ogni partita, chiede: «Quanti siamo oggi allo stadio?». In tanti, mister Porro. E saremo lì (soprattutto) per te

FORZA VARESE - Un'emozione chiamata Gianluca Porro: stasera lo rivedremo quel bandierone?

Sembra che abbia dentro il biancorosso da sempre. Pare che riesca a tirarti fuori le emozioni dall'anima. Soffre se vede un tifoso del Varese soffrire, piange o esulta se lo vede piangere o esultare. Cerca e trova, a volte disperatamente, un contatto fisico, visivo, emotivo con il pubblico per darsi forza e andare in battaglia, ma anche per consegnarne un po' ai giocatori. Non nasconde il suo trasporto viscerale nei confronti di ogni singola persona sulle gradinate, e questo idem sentire lo porta spesso a credere nell'impossibile, come lo è l'idea di ridare (lasciare) qualcosa di bello che sani le ferite dei cuori biancorossi. Come prima domanda, ogni volta, chiede: «Quanti siamo oggi allo stadio?». Come prima risposta ottiene da quella stessa gente: «Con te possiamo farcela». Quello tra Gianluca Porro e i tifosi del Varese è un rapporto racchiuso in quel bandierone biancorosso sventolato sotto i 300 arrivati a Sanremo dopo la finale playoff. Agitava quei colori come un bambino felice di fronte a qualcosa molto più grande di lui che, però, per un momento poteva afferrare e onorare. 

Oggi tanti tifosi del Varese soffriranno, ancora una volta ingiustamente, con lui e proveranno in ogni modo - allo stadio di Carate Brianza (leggi QUI e QUI) - o davanti alla diretta online a soffiare nella maglie biancorosse per superare l'ennesima montagna che il destino ha messo loro davanti: vincere il playout e difendere la categoria, aspettando poi che cambi qualcosa o quasi tutto in società. 

Per Gianluca Porro, che nasce dalla gavetta e che si è conquistato centimetro per centimetro il diritto a soffrire per il Varese, e per tutti coloro che scenderanno nell'arena con lui rispolveriamo un articolo scritto da Filippo Brusa nel 2015, nell'anno della ripartenza. Racconta un momento semplice come il ritorno di Porro a Varesello, ma era già "tutto scritto" allora.

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Eccellenza 2015/2016: Porro arriva a Varesello...

A Varesello ieri è ricomparso un volto molto familiare: quello di Gianluca Porro che si è soffermato a parlare a lungo con il direttore sportivo dei biancorossi Giorgio Scapini. L’ex giocatore si è laureato qualche anno fa in giurisprudenza, con una tesi sul diritto sportivo e poi ha aperto una scuola calcio. Ora è presidente di «Numero 12, Un mestiere da imparare» e la visita al campo di allenamento era proprio indirizzata verso una collaborazione con la squadra (rivolta soprattutto ai portieri, compresi quelli del vivaio) in cui è cresciuto e con cui ha festeggiato, da protagonista, una esaltante promozione in C1 di cui era stato artefice anche l’inossidabile Mavillo Gheller.

L’incontro fra i due ex compagni è stato uno dei momenti più emozionanti della giornata di ieri a Varesello. «Mavi, ma che hai fatto al sopracciglio? Avrai tirato una testata a qualcuno», esclama Porro rivolto a Gheller, pronto a ribattere così: «Macché… È stato uno scontro che mi è costato quattro punti: se li avessimo presi in classifica avremmo quasi vinto il campionato».

Porro è ancora innamorato dei colori biancorossi: «Ho vinto campionati solo a Varese e a Pisa, dove venivano a vederci dodicimila persone. Ma è qui che ho vissuto i momenti più belli e le emozioni che mi hanno segnato di più. Ho ancora una videocassetta con le immagini della promozione in C1 del 1998, conquistata con Giorgio Roselli: la rivedo spesso e volentieri e ovviamente sul nastro si vede anche Mavillo».

Gheller sente la battuta e replica: «Tu in quel campionato eri uno dei nostri giovani promettenti: ma siamo stati noi anziani a farci il mazzo per farvi brillare».

Porro è rimasto in contatto con Luciano Dondo - «ha uno stabilimento balneare a Pietra Ligure» - e lascia Varesello abbracciando non solo Gheller ma anche Aldo, il magazziniere biancorosso che era già parte dello staff biancorosso quando Gianluca giocava nel Varese: «Sei un grande - gli dice l’ex - e mi ricordo di un episodio. Eravamo in trasferta ad Alessandria ed erano venuti a vedermi i miei genitori. Ma alla fine della partita non riuscivano più a tornare a casa perché la macchina non partiva. Era colpa della frizione, che hai riparato tu. Grazie ancora, caro Aldo».
Filippo Brusa

Andrea Confalonieri

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