Alex Pompa trema: i giudici della Corte d'Assise di Torino hanno rinviato gli atti del processo alla Corte Costituzionale, sollevando una questione di legittimità della norma, ma hanno anche affermato che "non può trattarsi di un caso di legittima difesa". Insomma, fu omicidio.
Il "caso" è quello del ragazzo 21enne che, nell'aprile 2020, a Collegno, aveva ucciso il padre violento con 34 coltellate per difendere la madre. Il processo di primo grado era finito con l'assoluzione del giovane per "legittima difesa". Una sentenza che non era piaciuta al pm che invece aveva chiesto una condanna a 14 anni di carcere.
"Siamo amareggiati, è chiaro che Alex adesso verrà condannato", avrebbe ammesso lo stesso avvocato difensore del ragazzo, Claudio Strata. Il motivo? Nell'ordinanza è scritto esplicitamente che non si tratta né di un caso di legittima difesa né di un caso di eccesso colposo. La conseguenza a questo punto appare inevitabile: una condanna che, con l'ok della Corte Costituzionale, potrà avere solo delle attenuanti rispetto ai 14 anni chiesti dalla procura. "In ogni caso - ha spiegato l'avvocato - siamo pronti a fare ricorso in Cassazione".
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