Il Nazionale

Cronaca | 03 maggio 2023, 16:50

Traffico internazionale di droga, i dialoghi tra gli arrestati: "Ho 100 kg di anfetamine per tagliare la coca"

Sembrano dialoghi tratti da 'Breaking Bad', la serie in cui un insegnante di chimica malato di cancro 'cucina' anfetamine per lasciare soldi alla famiglia

Traffico internazionale di droga, i dialoghi tra gli arrestati: "Ho 100 kg di anfetamine per tagliare la coca"

"Vedete che ci sono 100 Kili di anfetamine se può servire ad aggiustarla", così l'imprenditore residente a Savona Pietro Fotia, intercettato dai carabinieri, suggeriva in chat di tagliare la cocaina che smerciava insieme all'organizzazione criminale che agiva tra sud America, Spagna e Italia, dove arrivavano cocaina, eroina e hashish da vendere tra le regioni del centro e del nord. Fotia per gli investigatori dirigeva l'associazione, facendo le veci del latitante Rocco Morabito, per gli inquirenti "indiscutibilmente il capo carismatico della compagine associativa".

Quelli contenuti nelle 106 pagine dell'ordinanza di custodia cautelare dell'operazione 'Sunset' condotta dai carabinieri del Ros, dai carabinieri di Genova e dalla Dia, in collaborazione con la polizia tedesca, che in Liguria ha portato all'arresto di quindici persone, ritenute responsabili di traffico internazionale di droga, sembrano dialoghi tratti da 'Breaking Bad', la popolare serie statunitense in cui Walter White, un insegnante di chimica malato di cancro decide di 'cucinare' anfetamine per lasciare abbastanza soldi alla famiglia dopo la sua morte. Anche i protagonisti dell'operazione 'Sunset' potevano contare sui chimici, uno in particolare era uno specialista proveniente dall'Olanda. La rete comunicava su chat su 'Sky-ECC' un'ex applicazione di messaggistica utilizzata dalle organizzazioni criminali. Tramite queste chat Fotia si occupava di tenere i rapporti con i fornitori.

"In occasione dell'acquisto di 50 kg di cocaina dal gruppo colombiano - si legge nell'ordinanza - Fotia aveva modo di ricordare ai sodali, con riferimento a futuri acquisti, che i rapporti con i fornitori e/o i loro referenti fossero compito suo. [Per questo comunque me la vedo io] - e che agli altri sodali fossero devolute altre mansioni [Voi fate il vostro nel modo e nel tempo che vi serve]".

"È Fotia - scrive la gip Angela Maria Nutini - a definire il prezzo a cui vendere la sostanza e ad autorizzare i sodali a praticare sconti: nella stessa occasione di cui sopra FOTIA fissava il prezzo di vendita - [Allora facciamo così, pagare merce a 34 e il trasporto lo paghiamo noi] e facoltizzava i sodali a praticare uno sconto sul prezzo di vendita [Se dovete scendere un punto fate pure importante che devo dare 300 ... Entro martedi. E' sempre Fotia ad occuparsi, quanto ai fornitori, non solo dell'approvvigionamento ma anche dei pagamenti. Sempre in occasione dell'acquisto dei 50 kg di cocaina si accordava con Mrdeza Antun - [Mi sta dicendo colum che bastano 100 mila domani] - - e specificava ai sodali: [Fate possibile perché mi sono impegnato]".

Sempre dalle chat emergeva la collaborazione tra l'associazione capeggiata da Fotia e Morabito e i narcotrafficanti di origine balcanica attivi tra Italia e Colombia, questi ultimi referenti di una compagine sudamericana.

"Dal mese di agosto 2020, - si legge nell'ordinanza - infatti, si registrava lo scambio di messaggi tra il gruppo italiano e la compagine straniera con interlocuzioni quotidiane sino al giorno 01.10.2020. In particolare, emergeva che FOTIA trattasse sia con Mrdeza Antun che con il suo sodale in Italia Obradovic Nebojsa. Con riferimento a quest'ultimo, nell'aggiornare come di abitudine Morabito Rocco, ne parlava come di un soggetto ancora più importante del fornitore in Sudamerica [Adesso sto incontrando suo capo Dico capo ma è superiore]. Al medesimo avrebbe richiesto un quantitativo di 200 kg [Gli parlo di 200]". 

A metà ottobre 2020 una sequenza di sms in una delle chat di gruppo ha fornito la certezza agli inquirenti dell'arrivo di un grosso quantitativo di cocaina in mano all'organizzazione italiana. 

"Dal primo pomeriggio del 17.10.2020 si registravano una serie di messaggi dai quali risultava che l'organizzazione avesse ricevuto un consistente carico di cocaina in polvere. Fotia Pietro alle ore 15:27 faceva riferimento alla cocaina arrivata poco prima e già nella disponibilità dei suoi complici [Mandate una foto di come è merce appena arrivata], pervenuta dal gruppo colombiano [Che devo far vedere a columbiano]".

Nelle chat giravano quindi foto e dettagli sulla sostanza in arrivo. "Allora parte campagna vendite", si commentava con entusiasmo.

Oltre a Fotia in carcere sono finiti Bartolo Bruzzaniti, Antonio Bruzzaniti, Leone Bruzzaniti, Giovanni Deluggo, Carmelo Morabito, Antun Mrdeza, Nebojsa Obradovic, Domenico Palamara, Giuseppe Staiti, Rosario Falzea, Vincenzo Bruzzese, Domenico Salvatore Papalia e Adriano Cricelli.

L'imprenditore, già in carcere perché condannato per turbata libertà degli incanti aggravata dal metodo mafioso, per la gip era colui che in assenza di Rocco Morabito guidava l'organizzazione criminale, quantomeno per quanto riguarda la parte italiana.

"Sebbene - si legge - nel dirigere l'associazione dimostri grande rispetto e considerazione per Morabito Rocco, con il quale si confronta su ogni affare, è di fatto colui che, in assenza del correo latitante, assume tutte le decisioni ed agisce, curando principalmente i rapporti con i fornitori.

Il quadro che emerge dalle chat è quello dell'inserimento dell'indagato nel traffico di sostanze stupefacenti a livello quanto meno nazionale, all'interno di una propria organizzazione in cui ha sicuramente un ruolo di spicco, assumendo decisioni di rilievo in merito alla scelta dei fornitori e dei quantitativi da acquistare e rivendere. Per nulla turbato dalla notificazione della richiesta di misura di prevenzione personale emessa a suo carico [Mi è arrivata richiesta di sorveglianza 5 anni ... Due giorni fa], il medesimo proseguiva indisturbato i propri illeciti affari.

L'unica misura adeguata risulta quella della custodia in carcere. Tale misura è, infatti, l'unica proporzionata alla gravità dei fatti e adeguata all'entità delle esigenze cautelari da garantire, dovendosi sicuramente escludere la concessione della sospensione condizionale ed altresì la condanna ad una pena non superiore ad anni tre di reclusione, in considerazione della cornice edittale. La misura degli arresti domiciliari, quand'anche presidiata dal braccialetto elettronico, non potrebbe prevenire la reiterazione del reato né l'inquinamento delle prove ma solamente il pericolo, già non ravvisato, di fuga, mentre solamente la custodia cautelare in carcere è idonea a recidere anche i legami con la criminalità organizzata ed a prevenire il concreto rischio di inquinamento probatorio, già sopra divisato nei confronti di tutti gli indagati".

Francesco Li Noce

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