Due anni per S.S. e 10 mesi per E.Z. con la sospensione condizionale della pena per entrambe e l'assoluzione perchè il fatto non sussiste per Natalina Minasi.
Questa la sentenza di condanna in primo grado del giudice Giorgia Felisatti letta questa mattina in Tribunale a Savona a seguito del processo legato ai maltrattamenti e agli insulti avvenuti nella rsa La Villa di Varazze che aveva portato il pm Chiara Venturi a richiedere il rinvio a giudizio nei confronti delle tre operatrici sanitarie, che erano state arrestate dalla guardia di finanza nel gennaio del 2021.
A conclusione del dibattimento il Pubblico Ministero aveva richiesto per Minasi e Z. 2 anni e due mesi e 2 anni e 6 mesi per S.
Se per Minasi è arrivata l'assoluzione, ad essere condannate per un episodio sono state quindi Z. per il reato di violenza e S. per maltrattamenti (dovrà seguire anche un percorso di recupero), entrambe dovranno pagare il risarcimento alla parte civile. Assolte invece per altri due episodi contestati nei confronti di due ospiti dell'rsa.
Entro 90 giorni verranno depositate le motivazioni dal giudice.
"Sapevo che la giustizia avrebbe trionfato, però chi mi ridarà questi anni? Sono stata licenziata e anche arrestata per non aver fatto nulla, per aver curato pazienti alla quale avevo affezionata" ha detto Natalina Minasi, difesa dall'avvocato Giacomo Gardella.
"Per come è andato il dibattimento confidavo in un risultato complessivo diverso. Attenderemo le motivazioni ma faremo sicuramente ricorso in Appello" il commento dell'avvocato Pierluigi Pesce, legale difensore di S.S.
Nelle sue conclusioni il Pm Venturi aveva detto che "le persone erano trattate come pezzi di carne su un banco del macellaio. Sono state movimentate esattamente come pezzi di carne strattonandoli senza alcuna pietà. Non possiamo girarci dall'altra parte e dire che sono atti isolati, tutto questo si verifica più e più volte all'interno del medesimo intervento alla stessa persona".
LE INDAGINI
I provvedimenti restrittivi erano stati disposti al termine di una complessa indagine, coordinata dalla pm Chiara Venturi, e durata alcuni mesi, durante la quale erano stati documentati numerosi e reiterati episodi di violenze fisiche e verbali.
Dall'attività investigativa svolta, erano emersi bruschi strattonamenti dei pazienti durante le operazioni di pulizia personale e cambio degli abiti, fino ad arrivare a veri e propri schiaffi, accompagnati da insulti, minacce e imprecazioni proferiti dai sei operatori, ai quali sono seguiti grida di dolore, pianti e implorazioni delle vittime.
Molto spesso, durante l’orario di lavoro, gli anziani pazienti erano stati lasciati incustoditi, senza che venissero soddisfatte le loro reiterate richieste di assistenza, attivate dagli ospiti anche attraverso i campanelli posti nelle vicinanze dei letti. Gli inermi anziani venivano anche minacciati di essere lasciati senza i pasti, fino al rischio di essere legati al letto e percossi, solo per aver “disturbato” le operatrici con le loro richieste di assistenza, peraltro più che legittime e pienamente rientranti nei doveri lavorativi delle tre arrestate.
Comportamenti per i quali l’autorità giudiziaria aveva contestato l’aggravante dell’abuso di prestazione d’opera e della minorata difesa delle vittime, molte delle quali non autonome a causa delle infermità che le affliggono.
Sei erano gli operatori sanitari coinvolti, ma due avevano richiesto il rito abbreviato, Tiziana Uccelli e Alessandro Rossi (erano stati poi assolti in Appello) e per una, Rossana Barigione era stata disposta la messa alla prova in quanto le accuse per lei erano state derubricate in abuso dei mezzi di correzione.
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