Il Nazionale

Sport | 12 aprile 2023, 17:25

Devéze, la rabbia e l'orgoglio: «Non è finita qui. Sabato torneremo a Varese per gara 7»

Il coach dei Mastini a cuore aperto dopo la sconfitta di ieri in gara 6 di finale: «Ma vi rendete conto di che opportunità abbiamo? Di solito a Pasqua la stagione è già finita da un pezzo qui... Una partita persa non può cambiare il lavoro di un anno. Il Caldaro non è più forte del Varese, dobbiamo semplicemente gestire meglio le emozioni. Cosa dirò ai miei ragazzi? Mettete il cuore sul ghiaccio. E ricorderò loro di Pergine...»

Devéze, la rabbia e l'orgoglio: «Non è finita qui. Sabato torneremo a Varese per gara 7»

Il fatto è che Claude Devèze ha gli occhi anche dietro. E pure di fianco. 

Forse è un retaggio di quando era giocatore: nell'hockey, ben più che negli altri sport, il radar sempre acceso serve a prevenire i violenti attacchi avversari provenienti dai quattro punti cardinali.

Forse, anzi soprattutto, è perché è un uomo solo. Come tutti gli allenatori, verrebbe da scrivere, ma in realtà un po’ di più, lontano com’è dai suoi affetti e dalle sue amicizie. In una situazione siffatta il coach canadese pare aver sviluppato un sesto senso che lo rende un personaggio ben lontano da chi vive il lavoro come fosse un automa, ghiaccio e casa, casa e ghiaccio e il resto nemmeno mi sfiora. 

No: lui vede, lui sente, lui respira, lui capisce.

Soprattutto che oggi, mercoledì 12 aprile 2023, nella Varese ghiacciofila, tra palaghiaccio e dintorni, c’è in giro un aria da funerale sportivo anticipato pericolosa e ingiustificabile, da depurare a ogni costo prima che sia troppo tardi. 

Perché domani c’è gara 6. Perché non è finita. Perché bastano un whatsapp, un tavolino e un caffè per tirare fuori quelle poche parole necessarie a riaffermare orgoglio e consapevolezza.

«Perché bisogna cambiare davanti a una sconfitta? - attacca - Perché quando vinci è tutto giusto, le giocate di chi va in campo così come le decisioni dell’allenatore, e invece quando perdi tutto è da buttare? Le persone non devono cambiare in base a vittoria o sconfitta, è una mentalità perdente: chi cambia nelle avversità non va da nessuna parte. E vorrei ricordare a tutti che di solito qui le stagioni finiscono ben prima di Pasqua… Lo vogliamo capire che quella che stiamo vivendo è allora un’opportunità enorme?».

Scandisce le parole, il coach, con quell’inglese spruzzato di pause e cadenze francofone. Vuole essere chiaro, di quella chiarezza che scaturisce dal disappunto, da una contrarietà propria di chi ha percepito volti, parole e atteggiamenti che non gli sono piaciuti. 

Ma quanto detto è solo una rincorsa, c’è ben altro che deve ancora uscire: «Non si può buttare via il lavoro di un anno per una sola partita. Tutti sanno che questa serie non è ancora finita. Lo so io, lo sanno i miei giocatori: quella di ieri non sarà stata l’ultima volta all’Acinque Ice Arena. Torneremo qui per gara 7, voglio che tutti lo sappiano».

Come fa a esserne sicuro? Come fa a non essere preoccupato? «Perché il Caldaro non è più forte del Varese - arringa Devéze - Se ora è avanti è perché ha avuto un atteggiamento e una mentalità migliori rispetto a noi. Ieri abbiamo commesso troppi errori, errori che mi hanno ricordato quelli che commettevamo a ottobre. Il motivo? Non siamo stati bravi a controllare le emozioni, gli alti e bassi che in una serie così lunga ci sono sempre. La Coppa Italia si conclude in due gare, qui ce ne vogliono sette».

Il coach vuole proteggere la sua squadra, ma allo stesso tempo svegliarla. E con essa l'interno universo giallonero: «Lo capiamo che abbiamo ancora la chance per vincere il secondo trofeo stagionale? Godiamoci questo momento! E domani torniamo in campo contenti di essere dove siamo, senza rimpianti: conterà solo questo».

Tra il passato e il futuro prossimo c’è un pomeriggio di lavoro, un ultimo allenamento: «Niente video, niente tattica - sbuffa il canadese davanti a chi cerca di capire se ha in mente qualcosa di speciale - In una finale non contano nulla. Guarderò in faccia i miei giocatori e capirò di cosa hanno bisogno. Cosa gli dirò? Non lo so, anzi sì: “mettete il vostro cuore sul ghiaccio”, solo questo gli dirò. E ricorderò loro quando siamo andati a Pergine dopo aver vinto la Coppa, praticamente senza difesa, con la sbornia vissuta in casa nostra solo una settimana prima. Allora dissi loro: se vinciamo questa partita, ci mettiamo nell’ottica di poter conquistare un altro trofeo. E vincemmo, in mezzo a mille difficoltà…». 

E invece che discorso farà domani sera se la stagione dovesse interrompersi con una sconfitta? «Non voglio nemmeno rispondere a questa domanda. Domani vinciamo». 

Fabio Gandini

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