Tra Matteo Renzi e Carlo Calenda si sta alzando un muro di reciproca diffidenza che non fa presagire nulla di buono per la nascita dell’annunciato partito unico tra Italia Viva ed Azione.
Scrive in queste ore Matteo Renzi sul gruppo social “Alternativa Riformista”: “Affinché dall’embrione di Terzo Polo nasca il Partito Liberal Democratico occorre che si faccia un congresso democratico e si definisca un progetto ideale e programmatico. Occorre che Calenda se ne faccia una ragione e capisca una volta per tutte che il passo indietro di Renzi non implica la sua divina e automatica investitura".
"Occorre – osserva il leader di Italia Viva - che tutti gli iscritti accettino il voto democratico e Calenda la smetta una volta per tutte di impartire insopportabili lezioncine di etica e di morale. Non gli sono evidentemente bastati i due passi indietro di Renzi, non gli è bastata la sua esclusione dagli organismi dirigenti, pretende che Renzi sparisca, ma questa è intollerabile arroganza.
Ho sempre pensato che Carletto fosse un discreto tecnico, una risorsa, ma che di politica non capisca un cazzo e soprattutto che sia un complessato arrogante. Inadatto a governare un partito che non sia il partito di Calenda. Evidentemente il grillismo ha lasciato tracce non solo nel piddì”.
Affermazioni che la dicono lunga su quanto sia accidentato il percorso che i due leader volevano realizzare.
Carlo Calenda ribatte, seccamente, che “Renzi fa tutto lui. Basta coi tatticismi”.
Sul piano locale si registra un comprensibile imbarazzo da parte dei referenti locali di Azione e Italia Viva.
Enrico Costa, parlamentare monregalese, vicesegretario nazionale di Azione, preferisce in questo momento non commentare.
E i segretari provinciali di Italia Viva, Marta Giovannini e Francesco Hellmann, non sono da meno.
Una situazione che le agenzie di stampa – di varia tendenza - definiscono “esplosiva”.
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