In principio c’erano le liste civiche, per lo più (ma non solo) con connotazioni di centrosinistra.
Ora il modello che si sta imponendo in provincia è quello del “Patto civico”.
Ciò che sta succedendo a Fossano – caso sul quale i partiti di destra e sinistra tacciono perché mette in evidenza le loro difficoltà in ambito amministrativo – è destinato (sempre che i personalismi non lo facciano implodere anzitempo) a mettere in crisi le modalità sinora attuate per le elezioni locali.
Volendo cercare un copyright si deve risalire al modello adottato a Mondovì nel 2017 da Paolo Adriano, che venne infatti eletto sindaco per primo nel Cuneese proprio con questo modello.
Lo stesso schema è stato poi riproposto lo scorso anno da Luca Robaldo con risultati rivelatisi di nuovo vincenti.
A voler essere pignoli, c’era già stato un ulteriore precedente a Fossano col sindaco Davide Sordella, in verità più anomalo rispetto a Mondovì perché, ricomprendendo il Pd, era stato etichettato come “centro-sinistra”, per quanto sui generis.
In cosa differisce il modello “Patto civico” da quello delle liste civiche?
La risposta sta nella piena e ampia trasversalità.
Mentre le liste civiche erano comunque, per quanto genericamente, di area – centrosinistra (per lo più) o centrodestra – qui si arriva al superamento di qualsivoglia riferimento politico-partitico.
Giusto? Sbagliato? Sarà il tempo a dirlo.
In vista degli appuntamenti amministrativi del 2024, all’ombra del castello degli Acaja si sta sviluppando un laboratorio originale, che potrebbe mettere ulteriormente all’angolo i partiti nella gestione dei Comuni.
Essendosi i parlamentari dei partiti (tanto di sinistra quanto di destra) sempre meno occupati dell’ambito comunale, questo stato di cose ha trovato terreno fertile.
Con l’attuale legge elettorale deputati e senatori, infatti, non hanno più come riferimento i rispettivi territori ma le segreterie nazionali nelle cui mani è la sorte dei loro destini personali.
Sarà dunque interessante vedere se il modello “Patto civico” si estenderà per contagio, dopo Mondovì e Fossano, alle altre “sorelle” della Granda chiamate al voto il prossimo anno, Bra, Alba e Saluzzo.
Nell’antica capitale del Marchesato, dove martedì sera 21 marzo ci sarà l’assemblea di “Insieme si può”, l’associazione politico-culturale che tiene insieme la maggioranza di centrosinistra che amministra la città da quasi vent’anni, pare che qualcuno stia accarezzando – per quanto in termini ancora embrionali – l’idea.
Idem ad Alba anche se qui l’onnipresenza del presidente della Regione Alberto Cirio ne rende più difficile la proposizione.
Mormorii tuttavia dicono che qualche personaggio del recente passato, con esperienza in vari livelli istituzionali e ancora desideroso di calcare il proscenio politico locale, ci stia pensando, declinandola con una variante “langhetta” tutta da capire.
A Bra, per il momento, non si registrano sommovimenti di questa natura, ma se l’effetto contagio si propagasse, non è detto che il “Patto civico” non possa riguardare anche la città della Zizzola.
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