Tre ciminiere dai primi del Novecento svettano nel cielo di Imperia, ma una di queste dovrà essere abbattuta. Se per l’amministrazione il motivo è una questione di sicurezza, per il comitato cittadino guidato da Massimiliano Basteris “si tratta di un disegno progettuale più ampio che per far posto all’arrivo del supermercato e di un centro commerciale”.
La sponda destra dell’Impero è destinata a cambiare volto per sempre e questa mattina chi contesta il progetto “No all’abbattimento delle ciminiere” ha manifestato il suo dissenso scegliendo proprio il girono in cui il sindaco Claudio Scajola riconferma la sua candidatura.
“Abbattere la ciminiera centrale delle ex Ferriere è uno sfregio ad uno dei simboli industriali della città”, dice segretario del Si Lucio Sardi che ha appoggiato la manifestazione di protesta che ha abbracciato anche forze politiche di colore diverso, come Fratelli d’Italia‘, Pd, Imperia Rinasce, i socialisti di "Imperia di tutti". Per la candidata del centrosinistra Laura Amoretti, tra l'altro, si è trattato della sua sua prima uscita: "Imperia è una città che ha anche bisogno di simboli che rappresentino una storia identitaria. E i simboli non si possono buttare giù".
Ivan Bracco reputa questa operazione un “affronto alla storia di Imperia nel momento in cui abbiamo bisogno di una visione innovativa ma rispettosa delle tradizioni passate”.
Presente anche il candidato sindaco in pectore di Fratelli d’Italia, il tenente colonnello dei carabinieri Luciano Zarbano: “Appoggiamo la manifestazione dei cittadini perché condividiamo la loro iniziativa in difesa di un pezzo del passato cittadino”.
“Al di là delle visioni politiche – continua Basteris – questa manifestazione vuole essere un richiamo forte per tutti gli imperiesi che hanno a cuore un simbolo dell’industria della città capoluogo". "Io me la ricordo la ciminiera che non c'è più e se ne ricordano bene anche gli imperiesi che sotto quelle 3 torri vedevano da ogni angolo della città. Era anche un punto di riferimento per le navi che la usavano come ‘faro’ riferimento della costa da lontano. Non basta semplicemente dire che l’area è degradata. Il nostro impegno è quello di salvare storia e tradizioni, in questo caso il simbolo di una archeologia industriale che ora non c’è più come la vicina Agnesi dall’altra sponda del fiume”.
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