A quasi sei anni dai fatti (il 28 aprile 2017) e a due dal rinvio a giudizio è vicino al via il processo col quale il Tribunale di Cuneo è chiamato ad accertare eventuali responsabilità penali nel crollo del viadotto di Fossano.
Ieri, martedì 21 febbraio, nel palazzo di giustizia cuneese si è svolta l’udienza filtro del procedimento. A presiederla il giudice Giovanni Mocci, cui il fascicolo è stato assegnato dopo i due cambi di giudice che nei mesi scorsi avevano fatto segnare uno slittamento del procedimento che vede ora alla sbarra dodici persone – sei tra tecnici e operai delle imprese appaltanti e altrettanti funzionari Anas –, mentre altri due soggetti erano stati assolti dopo aver scelto il giudizio con rito abbreviato (leggi qui).
Il procedimento ha alle spalle un’attività di indagine molto corposa: si tratta di una riunione di tre fascicoli. Il primo si snoda su un impianto accusatorio di disastro colposo, che vede imputati i sei responsabili delle aziende appaltatrici. Il secondo riguarda sei dipendenti Anas, sotto accusa per omesso controllo. Il terzo procedimento, invece, si riferisce ai lavori eseguiti sulla circonvallazione nel 2006, quando venne scarificato il manto stradale.
Nell’udienza di ieri il giudice Mocci ha confermato l’ordinanza già disposta dalla collega Alice Di Maio, prima titolare del procedimento, poi trasferita ad altra sede (il processo venne quindi assegnato alla dottoressa Emanuela Dufour, poi dichiaratasi incompatibile), che aveva disposto l’uscita dal processo dell’Anas e delle altre tre imprese che erano state chiamate in causa dall’accusa: la Grassetto Spa, la Infrastrutture Stradali Srl e la Pel.Car Srl.
Una decisione che, analogamente a quanto avvenuto nel processo per il crollo del ponte Morandi di Genova, fu motivata dalla presenza nel fascicolo del dibattimento dei risultati di alcuni accertamenti tecnici non ripetibili disposti dalla Procura durante le indagini preliminari. Accertamenti all’effettuazione dei quali le difese non avevano potuto partecipare coi propri consulenti.
Per le stesse ragioni i difensori di tre imputati che erano stati chiamati in causa dalla Procura solo in un secondo momento, in forza delle risultanze emerse dagli accertamenti effettuati sui manutenzione realizzati sull’infrastruttura nel 2006, hanno chiesto l’inutilizzabilità di quegli atti. Richiesta accolta dal giudice, che si è riservato invece di pronunciarsi sulla conseguente richiesta degli stessi difensori di una sentenza di non luogo a procedere nei confronti dei loro assistiti. Istanza alla quale si è opposto il pubblico ministero Pier Attilio Stea. Il prossimo 21 marzo la decisione.
Cronaca | 22 febbraio 2023, 11:08
Viadotto di Fossano: a sei anni dal crollo parte il processo. In dodici alla sbarra
Ieri l’udienza filtro del procedimento ora assegnato al giudice Mocci. I difensori di tre imputati chiedono l’inutilizzabilità delle prove e il non luogo a procedere per i loro assistiti: tra un mese la decisione
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