Il Nazionale

Cronaca | 08 febbraio 2023, 12:25

Muore l’uomo accusato degli incendi in una palazzina del Mussotto ad Alba

Nel settembre scorso il 40enne era stato rinviato a giudizio anche per atti persecutori nei confronti di un’anziana vicina di casa e della figlia. Il giudice dichiara l’estinzione del processo

Muore l’uomo accusato degli incendi in una palazzina del Mussotto ad Alba

Reato estinto per intervenuta morte del reo. Con questa formula, pronunciata dal giudice presso il Tribunale di Asti Francesca Di Naro, si è conclusa la vicenda penale che aveva visto protagonista un 40enne albese, nel settembre scorso rinviato a giudizio su richiesta della Procura astigiana (pubblico ministero Stefano Cotti) per le ipotesi di reato di danneggiamento seguito da incendio e di atti persecutori aggravati.     

L’uomo, assistito dagli avvocati Armando Mauro e Vera Forastieri del foro di Cuneo, era stato chiamato a rispondere di comportamenti che, poco meno di un anno prima, nell’ottobre 2021, avevano destato la preoccupazione di una ventina di residenti nella palazzina del Mussotto nella quale egli stesso viveva.
Con una raccolta firme questi ultimi avevano richiesto anche l’intervento del sindaco di Alba Carlo Bo, affinché cercasse il modo di mettere fine alla serie di tentativi di incendio coi quali il 40enne avrebbe rischiato di mettere in serio pericolo l’incolumità di tutti i condomini.

Episodi evidentemente collegati a una condizione di disagio psichico, in ragione della quale l’uomo, in due specifiche occasioni, tra il 3 e il 6 ottobre di quell’anno, aveva prima appiccato il fuoco ad alcuni beni presenti nella cantina dell’edificio; poi dato alle fiamme alcuni oggetti presenti su un pianerottolo del primo piano. In entrambi i casi si era reso necessario l’intervento dei Vigili del Fuoco, a scongiurare più gravi conseguenze.

La vicenda divenne poi oggetto di una specifica denuncia presentata alle autorità dalla figlia dell’anziana donna residente al primo piano del condominio, a sua volta preoccupata per i potenziali rischi derivanti da quella difficile convivenza.

All’ipotesi di reato riguardante i danneggiamenti si era così aggiunta quella di atti persecutori, per i reiterati comportamenti che, dopo quell’esposto, l’imputato avrebbe messo in atto cercando ripetutamente di avvicinare la denunciante. Un’accusa aggravata dallo stato di gravidanza della donna.

La sopravvenuta morte dell’uomo, avvenuta nelle scorse settimane, ha ora causato l’estinzione del processo penale, che nel corso dell’udienza preliminare dello scorso settembre aveva visto la costituzione di madre e figlia come parti civili, patrocinate dall’avvocato Roberto Ponzio. "Le mie assistite – dichiara il legale – daranno ora corso in sede civile alle azioni conseguenti ai gravi danni subiti per il timore di ulteriori aggressioni, circostanze che le avevano indotte tra l’altro ad affittare una nuova abitazione e a modificare in modo radicale le proprie abitudini di vita".  

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