"Avrei potuto essere io". È questa la frase che da giorni continuano a ripetere migliaia di donne, dopo la notizia del bimbo morto soffocato per errore dalla madre dopo il parto all'ospedale Pertini di Roma. Un fatto di cronaca che occupa le pagine dei giornali e i notiziari in tv, corredato dai commenti più vari. Tra questi chi ha descritto come errato il comportamento della mamma, che non si sarebbe attenuta alle regole sull'allattamento e cioè che i bambini vanno allattati da sedute e mai tenuti insieme nel proprio letto.
Un pensiero che ha fatto arrabbiare molte donne, tra cui un gruppo di neomamme torinesi che ha deciso di prendere pubblicamente posizione. "Ci siamo conosciute - spiega Valentina, genitore di Raul - a un corso preparto e poi abbiamo mantenuto i contatti anche dopo la nascita dei nostri bimbi, tutti del 2022". Il decesso del piccolo ha scosso tutte quante, nella quotidianità fatta di allattamento, svezzamento, nido, notti con risvegli, felicità per i primi sorrisi, passi e crescita del proprio bimbo.
"Troppo poche infermiere e ostetriche"
E generato insieme rabbia per le accuse verso la madre del piccolo morto. "Non c'è un insieme di regole rigide sull'allattamento - spiegano le mamme torinesi - e le indicazioni che ci sono, spesso contraddittorie, raccontano quasi sempre dell'importanza di un contatto molto prolungato, preferibilmente ininterrotto".
"Non stiamo dicendo - aggiungono - che ostetriche e infermiere/i non siano validi e non facciano il proprio lavoro, ma che sono troppo poche/i rispetto al numero di partorienti e di bambini, che il sistema non dovrebbe prevedere che le neo mamme siano sole per due o tre giorni dopo un parto".
Con il Covid famiglie fuori dai reparti
Se in passato le donne dopo il parto erano aiutate dal marito, parenti e amici che potevano passare del tempo in ospedale, il Covid ha completamente stravolto la routine. Dal 2020 infatti le norme per il contenimento dei contagi hanno di fatto allontanato le famiglie dai reparti maternità. "Un danno enorme - commentano - per la serenità e la salute di donne e bambini".
Le testimonianze
A portare la sua testimonianza Alessandra, mamma di due gemelli Arianna e Francesco nati a giugno 2022. "I 5 giorni post partum - racconta - sono stati i peggiori della mia vita. Avrei dovuto essere felice, invece ero stanca, esausta e sola. Non dormivo, avevo paura di perderli di vista. Non c’era nessuno che li guardava tranne me. Non avevo il tempo per lavarmi, mangiavo quando potevo, e spesso con loro in braccio. Ho chiesto supporto psicologico e niente di ciò che raccontavo ha stupito la dottoressa. Tutti sanno. Noi soffriamo. Ho chiesto le dimissioni per sentirmi salva e aiutata. Lì dentro stavo crollando".
Sono uscita finalmente e mi sono sentita mamma"
Parole analoghe a quella di Sabrina, mamma di Milo che ha 11 mesi. "Come ogni donna nel post parto sono stata lasciata da sola con il mio bambino sia di giorno che di notte. Le puericultrici passavano la mattina a pesare il bambino e a medicare il cordone. Passava anche un'infermiera a prendere temperatura e saturazione a noi mamme: questo avveniva sia di giorno sia di notte. Passava il pediatra a visitare il piccolo e una volta al giorno passava una signora per chiedere cosa volessimo per pranzo e cena. Le ostetriche passavano a controllare l'attacco al seno del bambino e accorrevano quando chiamate. Ricordo che non vedevo l'ora di essere dimessa per tornare a casa e poter dormire. In ospedale farlo è quasi impossibile, soprattutto se ci sono bambini che piangono oltre il tuo e mamme in travaglio nelle stanze vicine. La privazione di sonno è terribile. Ricordo una profonda stanchezza e un senso estremo di solitudine. Cercavo di fare del mio meglio per stare accanto al mio bambino, allattarlo tutte le volte che desiderava e tenerlo il più vicino possibile. Così mi avevano spiegato di dover fare al corso preparto: allattarlo a richiesta e tenerlo come me nel letto di notte. E così ho fatto. Anche se facevo fatica a stare in piedi e a camminare per i punti del cesareo. Anche se non mangiavo da 36 ore e forse non ero lucidissima. Anche se non avevo, come tutte le altre mamme, nemmeno la possibilità di vedere il mio compagno per qualche minuto al giorno e ricevere un abbraccio, un aiuto o un po' di sostegno, fosse anche solo l'occasione per fare pipì o mangiare qualcosa senza il mio bimbo in braccio".
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