Il Nazionale

Cronaca | 16 dicembre 2022, 20:20

Arresti e misure cautelari per 7 militanti di Askatasuna, ma è respinta l'accusa di associazione a delinquere

I provvedimenti, tra cui 4 arresti domiciliari e 3 divieti di dimora, notificati dalla Digos di Torino nel tardo pomeriggio a seguito di una pronuncia della Cassazione: in carcere il leader storico Rossetto

Arresti e misure cautelari per 7 militanti di Askatasuna, ma è respinta l'accusa di associazione a delinquere

Un arresto, 4 arresti domiciliari e 3 divieti di dimora in Val Susa con obbligo di firma: sono queste le misure cautelari e restrittive notificate dalla Digos di Torino nel tardo pomeriggio di oggi a 7 militanti del centro sociale AskatasunaA tornare in carcere è il leader storico Giorgio Rossetto, mentre l'accusa di associazione a delinquere ha subito un primo ridimensionamento.

Le misure cautelari

I provvedimenti sono stati comminati in seguito a una pronuncia della Corte di Cassazione, attesa per questi giorni dopo che gli avvocati dei movimenti antagonisti avevano impugnato un ricorso della Procura di Torino contro le decisioni del Tribunale del Riesame, con quest'ultimo che si era espresso per un depotenziamento dell'accusa da “associazione sovversiva” ad “associazione a delinquere”; la stessa Cassazione ha bocciato questa ipotesi rinviando ai giudici. Askatasuna ha ricevuto, inoltre, sanzioni per 200mila euro relative al concerto tenuto in strada lo scorso ottobre, con la chiusura di un tratto del controviale di corso Regina Margherita.

I militanti sull'associazione a delinquere

Nel primo pomeriggio, gli attivisti di Askatasuna, movimento no tav e Spazio Popolare Neruda si erano espressi proprio sulla questione dell'associazione a delinquere: “Era evidente fin dall'inizio - ha affermato la portavoce Dana Lauriola nell'occasione – che si trattasse di una forzatura: i giudici potrebbero anche non tenerne conto, ma sarebbe molto grave. La cosa importante, in ogni caso, è che un tribunale esterno abbia preso parola per denunciare una situazione che non funziona: siamo consapevoli, a proposito, del fatto che qualcuno prima o poi metterà fine al tentativo di criminalizzare le esperienze di lotta”.

L'attacco alla Procura di Torino

Nel mirino degli attivisti c'è sempre la Procura di Torino: “Noi – ha concluso Lauriola - non ci siamo mai sottratti alle nostre responsabilità individuali e ci abbiamo sempre messo la faccia, mentre la Procura da 10 anni porta avanti con disprezzo una crociata che usa le misure cautelari come deterrente in modo scorretto. Da parte nostra c'è la speranza che, prima o poi, qualcuno porrà fine a queste azioni politiche celate dietro ad azioni giudiziarie discriminatorie e tutt'altro che super partes ed equilibrate”.

redazione

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