Si chiude con l’assoluzione piena la vicenda processuale che ha visto finire sul banco degli imputati un 61enne, difeso dall’avvocato Mario Ventimiglia, accusato di aver attestato falsamente la presenza della figlia all’interno del proprio nucleo familiare. Il dettaglio, agli occhi della Procura, non era di poco in quanto l’uomo si sarebbe visto ridurre, o quantomeno modificare, l’importo del reddito di cittadinanza.
L’imputato infatti, aveva inserito nella D.S.U., la dichiarazione sostitutiva unica, volta alla richiesta dell’Isee, la presenza all’interno del proprio stato di famiglia la figlia che, però era già maggiorenne e dagli accertamenti compiuti risultava essere residente altrove.
Nei fatti, però la ragazza dimorava presso l’abitazione di famiglia del padre ed era totalmente a suo carico. Essendo maggiorenne avrebbe dovuto comunicare lei la variazione di residenza e la circostanza, anche fiscale, di essere a carico del genitore. Per mancanza di conoscenze in materia era stato il padre a farlo, ma ciò lo ha poi visto finire in Tribunale per aver omesso di comunicare all'Inps la modifica della composizione del nucleo familiare e ciò lo ha visto poi accusato di aver indebitamente percepito, tra il giugno 2019 e il luglio 2020, l’importo di 1.781 euro relativo al sussidio del reddito di cittadinanza.
L’equivoco è stato chiarito in aula e già il pm in sede di requisitoria aveva chiesto l’assoluzione ‘per particolare tenuità’ del fatto, ma il giudice monocratico Francesca Minieri - accogliendo in toto la tesi difensiva dell’avvocato Ventimiglia, ha assolto nel merito il 61enne in quanto è stata comprovata la sua totale buona fede nella compilazione della domanda.
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