E’ finito dietro le sbarre un 45enne albese accusato di atti persecutori e lesioni volontarie nei confronti dell’ex moglie
Nel settembre scorso l’uomo, un impiegato residente nella capitale delle Langhe, era risultato destinatario di un’ordinanza con la quale il giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Asti, dottor Federico Belli, disponeva nei suoi confronti il divieto di avvicinamento alla donna e ai luoghi da lei frequentati.
La misura, che prevedeva per lui l’obbligo di tenersi a una distanza minima di 200 metri non soltanto dall’abitazione dove la donna ora risiede, ma anche dai luoghi da lei abitualmente frequentati e dai percorsi da lei compiuti per portarsi al lavoro, era collegata al procedimento nel quale, presso lo stesso tribunale, l’uomo è chiamato a rispondere di quanto previsto dal Codice Penale all’articolo 612 bis (atti persecutori, fattispecie che, salvo aggravanti, prevede una pena da un anno a sei anni e sei mesi) per gli atteggiamenti da lui tenuti dopo la separazione.
Una varietà di comportamenti, quelli che la donna avevea precedentemente denunciato alle riferendo dei reiterati insulti subiti, di continue e insistenti chiamate e messaggi, sino a vere e proprie aggressioni fisiche, con la vittima di simili comportamenti che in un’occasione veniva sbattuta violentemente a terra, oppure raggiunta sotto la casa dell’amica presso cui aveva trovato temporanea ospitalità.
Alle minacce si affiancavano i pedinamenti, come in un caso nel quale, sempre secondo le accuse, la malcapitata era stata seguita mentre andava a ballare con le amiche, anche in quel caso venendo affrontata con violenza.
Da qui l’ordinanza alla quale però l’uomo non si è adeguato, proseguendo incurante a tempestarla di telefonate, mentre in una nuova occasione lei si accorgeva di essere seguita. Alla conseguente segnalazione fatta ai Carabinieri seguiva l’accertamento, da parte degli stessi militari, della sistematica e reiterata violazione delle prescrizioni imposte. Un quadro che il tribunale deve aver giudicato particolarmente preoccupante al punto da decidere per l’inasprimento della misura di sicurezza, disponendo l’arresto e la carcerazione cautelare dell’uomo, tuttora associato presso la casa circondariale di Asti.
Oltre agli atti persecutori, aggravati dall’essere stati commessi nei confronti del coniuge, tra i capi d’imputazione a suo carico – a difenderlo è l’avvocato albese Roberto Ponzio – risultano anche le lesioni volontarie perché strattonando la sua vittima e facendola cadere a terra le avrebbe procurato una contusione al braccio sinistro e cervicale.
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