“Giustizia per Moussa”: a ribadirlo, ancora una volta e a gran voce, è Thierno Amadou Balde, fratello del giovane migrante morto suicida al Centro di Permanenza per il Rimpatrio di Torino il 23 maggio dello scorso anno. Balde è stato ospite, nel tardo pomeriggio di domenica, di alcune associazioni attive sul quartiere Aurora tra cui Arteria, Casa Umanista e UISP sul ponte pedonale informalmente intitolato proprio alla memoria di Moussa Balde.
La richiesta di giustizia e il pensiero ai migranti di Catania
Balde è arrivato in Italia dalla Guinea grazie all'intermediazione di Carovane Migranti per assistere al processo attualmente in corso a Imperia contro i responsabili del pestaggio avvenuto ai danni di Moussa pochi giorni prima del suicidio (per il secondo, previsto a Torino per accertare eventuali responsabilità del personale del Cpr nella sua morte, si dovrà attendere il termine delle indagini): “A nome della mia famiglia - ha dichiarato – e delle organizzazioni che si sono occupate del caso di Moussa, chiedo giustizia per mio fratello: una persona maltrattata e picchiata andava ricoverata in ospedale, non lasciata da sola in un centro come il Cpr a pochi giorni dall'aggressione”.
All'incontro di ieri hanno assistito diverse decine di persone: “Sono davvero felice – ha aggiunto – di vedere così tante persone che, come me, vogliono che quanto accaduto a mio fratello non si ripeta mai più. Aver intitolato questo ponte storico alla sua memoria, inoltre, mi rende davvero fiero perché significa che resterà con noi per sempre: dobbiamo darci la mano e restare uniti, lottando contro la violenza e la persecuzione nei confronti di tutte le persone che vivono quello che ha vissuto mio fratello e dei migranti che in queste ore non sono stati fatti scendere dalle navi attraccate nel porto di Catania”.
Il supporto di Carovane Migranti
Nei giorni scorsi, accompagnato dagli attivisti di Carovane Migranti, Balde si è recato proprio davanti al Cpr di corso Brunelleschi: “Non gli hanno permesso di entrare - hanno spiegato i primi – ma, nonostante questo, siamo riusciti a lasciare un fiore davanti all'ingresso. Con i 14mila euro di una raccolta fondi, infine, siamo riusciti a riportare la salma di Moussa in Guinea e a realizzare il suo sogno: quello di costruire un tetto per la casa dei propri genitori, oltre a permettere a suo fratello di venire in Italia per assistere al processo di Imperia, dove la famiglia si è costituita parte civile”.
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