Non collaboratori esterni, ma titolari di un vero e proprio rapporto subordinato con orari, turni, anche provvedimenti e sanzioni. Sono cominciati oggi con la prima udienza tre processi che coinvolgono alcuni rider e che chiedono il riconoscimento della loro posizione lavorativa presso Glovo. E i sindacati Cgil si Nidil e Filt hanno organizzato un presidio davanti al tribunale.
Il rischio caporalato
"In questa categoria ci sono studenti che arrotondano, ma anche anziani espulsi dal mondo del lavoro che cercano di guadagnare qualcosa", racconta Danilo Bonucci, segretario della Nidil Cgil. "Ex operai o ex camerieri, ma anche tanti stranieri che non sanno come vivere altrimenti".
Ma oltre a questi temi emerge anche il rischio caporalato, un caporalato tecnologico che incombe anche su questo tipo di occupazione. "Glovo ha implementato il riconoscimento facciale per sbloccare l'account, ma in altre situazioni non c'è modo di verificare chi sia a lavorare - dicono alcuni dipendenti che sono rimasti fuori dal tribunale a manifestare solidarietà ai colleghi - così che chi ha un account lo subaffitta chiedendo una percentuale, magari a chi senza documenti non potrebbe lavorare".
Vivere nell'ombra (e ai limiti delle regole)
Senza dimenticare altre criticità per questa categoria che vive nell'ombra e ai limiti delle regole e delle tutele, come i costi per comprare le attrezzature (che il rider paga di tasca propria anche in caso di danni o smarrimenti) e gli strumenti di sicurezza. "Ma l'infortunio viene riconosciuto solo nel periodo di tempo tra la presa in carico e la consegna. Subito prima e subito dopo non viene considerato".
Commenti